La guerra di colori e pixel sullo smartphone

Secondo alcuni studi svolti nel 2020, spendiamo tra 3 e 7 ore al giorno a fissare lo schermo di uno telefono cellulare. La ragione è anche che, col passare degli anni, la risoluzione di questi congegni, e la qualità delle foto che riescono a scattare, pubblicate poi sui social (e guardate dagli altri utenti), sono migliorate tantissimo. Per questo uno degli aspetti fondamentali su cui i produttori si fanno la guerra è proprio quello della bellezza delle immagini che riescono a scattare.

Per esempio Find X3 Series, la nuova linea di smartphone lanciata da Oppo sul mercato italiano l’11 marzo scorso, offre un display con risoluzione pari a 1440×3216 pixel e 1 fotocamera anteriore (quella per i selfie) da 32 Megapixel più 4 posteriori, due delle quali da 50 Megapixel, una da 13 e una da 3. Per dare un’idea degli enormi passi fatti avanti in relativamente poco tempo, il primo smartphone dell’era contemporanea, lanciato sul mercato nel 2007, ovvero l’iPhone, aveva una sola fotocamera, posteriore, da 2 Megapixel, e una risoluzione dello schermo pari a 320×240 pixel. Per l’epoca sembrava fantascientifico, oggi fa sorridere. Ma quali sono gli elementi tecnologici fondamentali che stanno dietro lo sviluppo del display e della telecamera?

Risoluzione. La risoluzione dello schermo di un telefono, come anche quello di un televisore, si misura appunto in pixel, quelle unità minime dell’immagine elettronica che potremmo paragonare ai segni di un quadro puntinista: più puntini ci sono, più l’immagine diventa nitida e riconoscibile dall’occhio. Ciascuno di essi gestisce i tre colori primari (rosso, blu e verde), e la loro accensione diversa e combinata permette di formare ciò che vediamo, dalle lettere a un paesaggio.

La qualità dell’immagine dipende anche da due altri aspetti, la tecnologia utilizzata per il display e la densità: nel 2007 l’iPhone usava un display Lcd, ovvero a cristalli liquidi, che ponendo un cristallo sopra la fonte luminosa risulta appunto più scuro per chi guarda, mentre i telefoni di oggi usano quella più performante Oled e Amoled (diodi a emissione di luce, organico o a matrice attiva), che migliorano non solo la luminosità dell’immagine, ma anche la definizione e i consumi energetici del telefono.

Quanto alla densità, che indica il numero di pixel per pollice, ovvero quanti ce ne sono in una determinata area del display ((1 pollice quadrato, pari a 6,45 centimetri quadrati), tra i telefoni di oggi e di ieri c’è un enorme differenza: nel primo smartphone era di 163, mentre nel telefono di oggi è pari a 525. Senza contare che si è passati da display in cui i pixel sono in grado di mostrare per ogni colore primario 256 sfumature, arrivando così (256x256x256) a 16,7 milioni di colore, a quelli più recenti in cui i pixel si accendono anche con 1024 sfumature, in modo da visualizzare 1 miliardo di colori, ed ampliando così le capacità del telefono di avvicinarsi alla quantità di colori visibili dall’occhio umano.  

Fotocamera. Un discorso analogo si può fare relativamente alle fotocamere che permettono di riempire i display di immagini in grado di sfruttarne le qualità, ma vanno ben oltre le ristrettezze di quegli schermi, risultando spettacolari anche sul più ampio monitor di un computer o quando vengono stampate. Naturalmente la qualità della lente è fondamentale, come conta la risoluzione che il sensore è in grado di catturare, misurata in Megapixel (1 è pari a 1000×1000 pixel): ieri erano 2, oggi appunto 50, con un aumento esponenziale delle dimensioni dell’immagine finale.

A contare ancor più nell’evoluzione tecnologia però è stata la possibilità di montare sul telefono più obiettivi: la presenza di 3 o 4 fotocamere permette infatti di combinarne le caratteristiche, consentendo all’intelligenza artificiale a bordo del telefono di creare la migliore immagine possibile unendo tra loro le fonti catturate con ottiche differenti (grandangolo, macro, zoom), migliorando moltissimo il risultato finale in termini di degradazione in caso di ingrandimento, ma anche di condizioni non ottimali di illuminazione.

Fonte Focus.it

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