Per quattro giorni il mondo ha atteso notizie circa le sorti dei cinque occupanti del Titan, il sommergibile della OceanGate Expeditions che era sceso nelle profondità dell’Oceano Atlantico Settentrionale domenica 18 giugno per una costosissima visita turistica al relitto del Titanic. 96 ore, infatti, sarebbero dovute durare le riserve di ossigeno del mezzo anfibio, senza considerare tutta una serie di ulteriori insidie che assottigliavano, ora dopo ora, le speranze di ritrovare in vita l’equipaggio. Eppure, c’era qualcuno che probabilmente già conosceva il triste destino del batiscafo e dei suoi occupanti, il tutto grazie a una tecnologia inaugurata settant’anni fa. Ma è andata davvero così?
A tutto Orecchie. Nei primissimi anni della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la Marina statunitense posizionò una rete di idrofoni (microfoni sottomarini) sul fondo dei due oceani (Atlantico e Pacifico) che bagnano le coste americane. Questo sistema si chiama SOSUS (Sound Surveillance System), era ufficialmente finalizzato alle ricerche oceanografiche, ma il vero scopo era quello di rilevare minacce belliche, soprattutto l’avvicinamento di sottomarini sovietici.
Nei decenni successivi il SOSUS è stato potenziato grazie all’utilizzo di navi SURTASS (Surveillance Towed Array Sensor System) le quali, collegandosi ai sensori acustici sottomarini, hanno dato vita a un più efficace sistema di rilevamento, noto come IUSS (Integrated Undersea Surveillance System).
Disastro annunciato. Intervistato dal Wall Street Journal negli scorsi giorni, un anonimo alto ufficiale della Marina degli Stati Uniti ha riferito che il suono dell’implosione del Titan sarebbe stato rilevato dalle strumentazioni militari il 18 giugno, in un orario compatibile con la perdita dei contatti tra il sommergibile e la nave Polar Prince, 105 minuti dopo l’inizio della discesa, quando il mezzo si trovava a circa 3.000 metri di profondità (il relitto del Titanic giace a 3.810 metri sul fondo dell’Atlantico). A corroborare questa tesi c’è l’informazione riportata da abc News, che la Guardia Costiera Statunitense ha informato le famiglie dei membri dell’equipaggio del Titan circa la ricezione del segnale ben prima che la notizia divenisse di dominio pubblico giovedì 22 giugno.
Obsoleto, ma ancora efficiente. Nonostante l’esistenza del SOSUS sia un fatto noto fin dagli anni Settanta grazie alla declassificazione di una serie di informazioni segrete, l’ubicazione dei sensori resta ancora un’informazione riservata. A fornire delucidazioni è stato invece Bryan Clark, esperto di Difesa presso l’Hudson Institute: «Anche se oggi l’efficacia del sistema è diminuita a causa dei silenziosissimi sottomarini russi e cinesi di ultima generazione – spiega Clark – dovrebbe senz’altro essere in grado di rilevare un suono forte come quello prodotto da un’implosione».
Fotogallery Alla conquista degli abissi
Fonte Focus.it