L’accusa del Congresso a Big Tech, “troppo potenti”

(ANSA) – WASHINGTON, 30 LUG – Sono i quattro uomini più
potenti di quella Silcon Valley e di quella West Coast americana
avanguardia mondiale della tecnologia. Ma quando sei davanti al
Congresso non si fanno sconti, non importa se ti chiami Mark
Zuckerberg, Jeff Bezos, Tim Cook o Sundar Pichai. Così i guru
delle “big four” dell’hitech sono finiti sotto torchio,
costretti a difendersi dalle accuse di pratiche anticompetitive
dopo 13 mesi di indagini condotte sul modo di fare business di
Facebook, Amazon, Apple e Google.
    “Queste aziende sono diventate troppo potenti, ancora di più
con la pandemia, bisogna fare qualcosa”, l’atto di accusa che si
leva dall’aula della commissione antitrust della Camera dove i
quattro protagonisti vengono definiti “titani, imperatori
dell’economia online”.
    A Capitol Hill qualcuno l’ha definito l’evento dell’anno,
seppur virtuale. Un’audizione trasformatasi presto in un
processo a 360 gradi, condizionato anche dalle minacce sparate
da Donald Trump a qualche ora dall’inizio dello show: “Se il
Congresso non riesce a portare correttezza e onestà nelle Big
Tech, cosa che avrebbe dovuto fare anni fa, lo farò io con dei
decreti”, il monito lanciato su Twitter, il grande assente.
    “Credo sia giusto che Amazon debba venga messa sotto esame.
    Dovremmo farlo con tutte le gradi istituzioni, siano queste
aziende, agenzie governative e organizzazioni no profit”, ha
ammesso con toni concilianti Bezos. “Non è una coincidenza che
Amazon sia nata negli Usa”, dove più che altrove “le aziende
possono iniziare, crescere e prosperare”.
    Anche Zuckerberg, sulla difensiva, ha provato a fare leva sul
patriottismo: “Facebook è un’azienda americana, orgogliosa di
esserlo. Crediamo nella democrazia, nella libertà d’espressione,
nella concorrenza e dell’inclusione sui quali si fonda
l’economia Usa”, ha affermato. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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