Lacrime al processo Floyd, tra i testimoni una bambina

(ANSA) – WASHINGTON, 30 MAR – Più la folla dei passanti gli
chiedeva di mollare la presa, più l’agente Derek Chauvin, con le
mani in tasca e un’aria quasi beffarda, col suo ginocchio
premeva sul collo di George Floyd. Si susseguono nell’aula del
tribunale di Minneapolis le drammatiche testimonianze al
processo per la morte del 46enne afroamericano divenuto il
simbolo del movimento Black Lives Matter, con centinaia di
persone radunate in strada in segno di solidarietà nei confronti
della famiglia della vittima.
    Tra le persone ascoltate dall’accusa e dalla difesa e che
quel 5 maggio 2002 assistette ai fatti anche una bambina di nove
anni, che ha testimoniato senza essere mai inquadrata dalle
telecamere: “Gli infermieri intervenuti avrebbero dovuto
spingere via il poliziotto che continuava a bloccare il collo di
Floyd, invece – ricorda – gli chiesero gentilmente solo se
poteva alzarsi… Ma lui rimase fermo”.
    Scoppia in lacrime Donald Williams, istruttore di arti
marziali che racconta che chiamò il numero di emergenza 911 per
denunciare quanto stava accadendo: “Un agente sta uccidendo una
persona che non stava facendo alcuna resistenza all’arresto”,
urlò al telefono. “Mi sono reso conto che stavo assistendo a un
omicidio”, ricorda ora trattenendo a stento l’emozione.
    Chauvin – giacca, cravatta e mascherina sul viso – ascolta
impassibile alla sinistra del suo avvocato che nel
controinterrogatorio dei testimoni prova soprattutto a
dimostrare che ad uccidere Floyd non è stata la stretta al collo
dell’ex poliziotto. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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