L’antimateria cade come la materia
ordinaria, è cioè soggetta all’attrazione della gravità come la
materia ordinaria. Lo indica la prima osservazione diretta di
atomi di antidrogeno in caduta libera fatta al Cern
nell’esperimento Alpha, al quale l’Italia partecipa con l’Infn.
E’ la prima misura dell’interazione gravitazionale tra
materia e antimateria e conferma le previsioni della relatività
generale di Einstein. La scoperta, pubblicata su Nature, fa
cadere anche l’ipotesi che l’assenza di antimateria
nell’universo osservabile sia dovuta ad un comportamento
inverso dell’antimateria rispetto alla gravità. “Sebbene
l’interazione gravitazionale tra materia e antimateria sia stata
oggetto di speculazioni teoriche sin dalla scoperta di
quest’ultima, nel 1928, è la prima volta che un esperimento
mostra di essere sensibile agli effetti della gravità su atomi
di antimateria, in particolare di antidrogeno”, osserva uno
degli autori della ricerca, il fisico Germano Bonomi,
dell’Università di Brescia, ricercatore dell’Istituto Nazionale
di Fisica Nucleare e membro della collaborazione Alpha. “È una
misura a cui la comunità scientifica del Cern sta lavorando da
quasi due decenni – aggiunge – e siamo quindi molto contenti di
esserci finalmente riusciti”. L’esperimento consiste in una
trappola magnetica verticale, che cattura gli atomi di
antidrogeno mantenendoli in posizione grazie al campo magnetico
prodotto da due bobine situate alle estremità superiore e
inferiore. Gli atomi accumulati vengono poi rilasciati
lentamente abbassando l’intensità del campo magnetico: a questo
punto si può osservare da che parte ‘cadono’, misurando
qualsiasi influenza della forza di gravità sul loro movimento.
“È stato appassionante partecipare a questa ricerca, il
risultato è in linea con quanto atteso dalla relatività
generale”, afferma la co.autrice dello studio Marta Urioni,
dell’Università di Brescia e membro della collaborazione Alpha.
“Il livello di precisione non è ancora tale da dire qualcosa di
nuovo sulla gravità rispetto a quanto già sappiamo”, aggiunge un
altro autore della ricerca, Simone Stracka, ricercatore
dell’Infn e membro di Alpha.
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Fonte Ansa.it