Le IA sono in grado di dire chi vincerà i Nobel?

È la domanda che tutti si fanno a ridosso della settimana dei Nobel (dal 2 ottobre!): chi vincerà questa volta? Per il primo anno possiamo chiederlo anche a ChatGPT (lanciato a novembre 2022, quando i Nobel erano già stati assegnati). Ci ha provato uno scienziato statunitense e i risultati, raccontati in una notizia pubblicata su Nature, non sono stati dei più entusiasmanti. 

Sfera, sfera delle mie brame… Santo Fortunato, direttore del Network Science Institute e professore di Informatica all’Indiana University, ha domandato alla versione gratuita di ChatGPT (quella con il limite di essere aggiornata a settembre 2021, ostacolo da poco superato per le versioni “Plus” e “Enterprise”) un pronostico sui vincitori dei Nobel 2023. La risposta è stata “Non posso predire il futuro, inclusi i vincitori dei Premi Nobel per il 2023 o per qualunque altro anno”. Fortunato ha allora provato a chiedere all’IA di identificare le tre scoperte più importanti nei campi della chimica, della fisica e della fisiologia o la medicina (le discipline dei tre Nobel “scientifici”). I suoi studenti hanno fatto altrettanto con Claude, il chatbot rivale di ChatGPT, una IA di Google.

Un po’ di confusione. Entrambi hanno individuato alcune scoperte importanti come lo sviluppo delle forbici molecolari CRISPR o del grafene, ma hanno anche commesso alcuni – comprensibili – errori, come citare scoperte già premiate con il Nobel negli anni passati (come le due citate qui sopra) o menzionare anche scienziati deceduti, che non sarebbero eleggibili. Poiché ChatGPT non è connesso a Internet e ha una conoscenza limitata degli eventi posteriori a settembre 2021, questa mancanza di visione sulle scoperte più recenti era piuttosto prevedibile. Ma è anche vero che di rado le ultime conquiste scientifiche sono insignite di un Nobel.

Nelle versioni attuali, dunque, i Large Language Model (LLM), modelli linguistici ampi come quelli alla base di ChatGPT, non funzionano molto bene per prevedere chi vincerà i Nobel. Tuttavia in futuro, modificati e addestrati su dati appositi, potrebbero rivelarsi utili.

I più citati. La società di analisi Clarivate, che ogni anno elabora una lista di papabili candidati cercando tra gli scienziati autori degli articoli scientifici più citati, ha già cominciato a studiare in che modo i sistemi di IA, capaci di addentrarsi con facilità in un’immane mole di dati, renderebbero più rapido il processo di selezione. E potrebbe avvalersi del loro contributo già dal prossimo anno.

Se siete curiosi, questa è la lista dei possibili vincitori per il 2023: anche se il numero di citazioni scientifiche non è l’unico parametro su cui si basano le decisioni del Comitato Nobel.

Le scoperte che hanno cambiato il mondo. Per ambire al più importante riconoscimento nella scienza, occorre aver firmato un lavoro rivoluzionario, che abbia promosso enormi progressi nel proprio ambito di studi e portato un contributo rilevante alla società. Non è facile esprimere questo “essere speciali” in parametri comprensibili per le IA, ma i LLM potrebbero essere addestrati a cercare online tracce dell’impatto di una scoperta: quante volte ne hanno parlato i giornali? Quanti scienziati vi hanno partecipato? Alimentare le IA anche con queste informazioni qualitative – e non solo con quelle quantitative come appunto il numero di citazioni – potrebbe rendere le loro previsioni più precise.

Migliori di noi. Nel formare i sistemi di IA sui vincitori delle passate edizioni dei Nobel bisogna prestare attenzione a non alimentare gli stereotipi che il premio porta con sé: da quando è stato indetto più di un secolo fa, le donne premiate sono state appena 60, e nessuno scienziato di pelle nera ha mai vinto un Nobel per meriti scientifici. Sarebbe necessario addestrare IA che non soffrano di questi pregiudizi nelle previsioni.

Giudici imbattibili. Se invece vi state chiedendo quando arriverà il giorno in cui le IA decideranno a chi assegnare i Nobel, la risposta potrebbe essere mai. Nessuna IA riesce ad avvicinarsi neppure lontanamente alla capacità di giudizio umano, e al buon gusto necessario per dare ai Nobel la credibilità di cui godono.

Fonte Focus.it

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