Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia

(ANSA) – VENEZIA, 29 AGO – Arti e Storia. In 125 anni di
vita, fin dalla prima esposizione d’arte del 1895, La Biennale
di Venezia non ha potuto sottrarsi a questo binomio.
    Un confronto, a seguire il percorso della mostra “Le Muse
inquiete. La Biennale di fronte alla storia”, al Padiglione
centrale dei Giardini, fino all’8 dicembre, che si fa serrato,
come oggi, in quel “secolo brevissimo” che va dagli anni ’20,
quando la mano e la volontà del fascismo si allungano
sull’istituzione, ai grandi momenti della rinascita
post-bellica, con la memorabile mostra d’arte del ’48 (Picasso
per la prima volta o la “scoperta” dell’arte statunitense grazie
a Peggy Guggenheim), alle contestazioni del ’68, all’irrompere
della guerra fredda e della caduta del Muro di Berlino, fino
agli anni ’90 con gli albori della globalizzazione e il cambio
di Statuto e il passaggio dell’ente a Fondazione.
    Spinta da uno di quei grandi eventi che cambiano la storia,
la pandemia da Covid19 – come prima è successo con le guerre, i
conflitti sociali, gli scontri generazionali e le profonde
trasformazioni del ‘900 che “hanno premuto contro i confini
dell’Istituzione veneziana” a dirla con Cecilia Alemani,
coordinatrice del progetto e direttrice dell’esposizione d’arte
slittata al 2022 – la Biennale ha voluto fare i conti con le sue
vicende in rapporto alla società, alla politica, ai grandi
eventi del mondo. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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