(ANSAMed) – BEIRUT, 07 NOV – Con la morte, annunciata nelle
ultime ore in Libano, di un membro della protezione civile
libanese, rimasto gravemente ferito nella devastante esplosione
del porto di Beirut dell’agosto del 2020, sale a 245 il numero
di persone rimaste uccise in quella che è stata classificata
come una delle dieci più potenti deflagrazioni non nucleari
della storia e che ha devastato un terzo della capitale
libanese.
Secondo l’agenzia libanese Nna, Abderrahman Bishnati, è morto
dopo una lunga sofferenza a causa delle gravi ferite riportate
nella deflagrazione.
Bishnati si aggiunge alle 240 vittime finora identificate,
facendo salire a 241 il numero dei morti a cui è stato possibile
dare un nome e un cognome. Rimangono non identificati quattro
corpi, di tre donne e un uomo.
L’inchiesta libanese sull’esplosione di 2.750 tonnellate di
nitrato di ammonio, per anni custodite nel porto, al centro
della capitale libanese, è di fatto bloccata dalle misure
giudiziarie messe in atto dall’oligarchia politica al potere in
Libano. Il giudice Tareq Bitar, incaricato delle indagini, è stato da
più di un anno bloccato di fatto nel suo lavoro da una lunga
serie di tentativi di ricusazione presentati dagli avvocati di
alcuni ex ministri e deputati e da pressioni politiche culminate
con gli scontri di strada della metà di ottobre del 2021 a
Beirut.
Nell’esplosione del 4 agosto del 2020, oltre ai 245 uccisi ci
sono stati più di 6.500 feriti, molti dei quali menomati a vita,
330mila persone hanno dovuto abbandonare temporaneamente le loro
case. (ANSAMed).
Fonte Ansa.it