(ANSA) – ROMA, 03 SET – Trincee scavate tra le rovine dei
templi, casematte allestite all’interno delle mura millenarie,
mine. Devastato da 12 anni di occupazione delle milizie
irregolari, è stato liberato dal governo di Damasco, in Siria,
il parco archeologico di Ebla, la millenaria città scoperta nel
1964 da Paolo Matthiae, le cui vestigia potranno ora essere
messe in sicurezza e restaurate per poi poter avviare nuove
importanti ricerche. Lo annuncia all’ANSA il celebre archeologo,
direttore emerito del progetto di ricerca, che proprio questa
sera riceverà a Naxos un premio per la comunicazione
dell’antico, un progetto del Parco Naxos in collaborazione con
Naxoslegge.
A giorni, anticipa, per la prima volta dal 2010, alcuni
esponenti della missione italiana torneranno nel sito, che si
trova a Tell Mardikh, 50 chilometri a sud di Aleppo, per avviare
un programma di interventi per mettere in sicurezza il frutto di
47 anni ininterrotti di scavi e riprendere il lavoro là dove era
stato interrotto. “I danni quantificati dalla direzione generale
delle antichità di Damasco sono enormi, per il ripristino dei
cantieri serviranno almeno tre anni e fondi adeguati”, avverte
Matthiae, che dopo essersi speso senza sosta per tenere viva
l’attenzione sul patrimonio culturale siriano ferito da guerre e
terrorismo, lancia ora un appello alla Sapienza di Roma e al
ministero degli Affari Esteri perché garantiscano alla missione “tutti gli stanziamenti necessari”.
Rimangono invece in pericolo nel museo della vicina Iblid –
oggi ancora sotto occupazione turca – molti dei tesori di quella
che è stata una delle città più importanti e potenti del medio
oriente antico tra il 2500 e il 1600 a. C., e in particolare
migliaia di preziose tavolette cuneiformi dell’archivio reale
del 2350 a.C., testimonianza dell’esistenza nella Siria di 4mila
anni fa di un regno avanzato e potentissimo. “Abbiamo la
certezza che almeno alcune delle tavolette sono state trafugate
o distrutte”, spiega Matthiae, “per fortuna avevamo fotografato
tutto e passato la documentazione alla direzione generale delle
antichità di Damasco che ha allertato l’Interpol. Se dovessero
ricomparire sul mercato antiquario, si potranno recuperare”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it