Quando si parla di Internet of Things (IoT), cioè di Internet delle cose in cui tutto è connesso e anche gli oggetti più semplici comunicano in rete tra di loro, molto spesso si parla anche di Wi-Fi e di 5G. Cioè delle due reti attraverso le quali questi oggetti dovranno comunicare e scambiarsi dati. Senza connessione, infatti, non può esserci IoT.Tra i vantaggi del Wi-Fi e del 5G, che in questo momento sono in guerra tra loro per diventare la connessione di riferimento dell’Internet delle cose, c’è la grande quantità di dati che possono viaggiare su queste reti e la possibilità di mantenere connessi centinaia di migliaia, se non milioni, di oggetti intelligenti presenti in spazi anche ristretti. Gli svantaggi di entrambe le connessioni, invece, sono soprattutto due: l’alto consumo energetico per i dispositivi che le usano e la necessità di distribuire molti ripetitori e antenne sul territorio per garantire prestazioni accettabili. Quest’ultimo difetto, poi, ne porta un terzo: i costi elevati dell’infrastruttura.Esiste però una gran quantità di dispositivi IoT che, a pensarci bene, dalle connessioni Wi-Fi o 5G ricevono più svantaggi che vantaggi. Si tratta di dispositivi a bassissimo consumo, che si scambiano pochissimi dati al secondo ma che necessitano di una connessione con un raggio d’azione ben più ampio. I sensori per il monitoraggio dei parametri ambientali e climatici, ad esempio, o quelli per monitorare la posizione degli oggetti (utili per accorgersi in tempo di un terremoto) o il loro spostamenti (per il tracking dei veicoli) sono tutti dispositivi IoT che possono funzionare anche in modo diverso. Per questi device, e per molti altri scopi, è nato il protocollo LongFI.Cosa è LongFILongFI è un protocollo di trasmissione radio dei dati, bidirezionale, a basso consumo energetico e a lunghissimo raggio. Sfrutta le frequenze libere sotto 1 GHz e ha una copertura compresa tra una e dieci miglia, (tra 1,6 e 16 chilometri). La banda dati è minima: tra 5 e 20 kb per secondo ma le trasmissioni possono essere criptate e protette da Blockchain.Il protocollo non è centralizzato, ma diffuso: ogni dispositivo connesso con LongFI è a sua volta un nodo che riceve e trasmette dati e, contemporaneamente, costituisce un blocco della catena Blockchain. Le trasmissioni vengono veicolate da hotspot sparsi sul territorio e più hotspot possono essere aggregati per dividere il carico della rete, permettendo la trasmissione di più dati al secondo.Helium LongFI: la rete delle personeIl protocollo LongFI è stato sviluppato da Helium, una startup creata nel 2013 da Shawn Fanning, Amir Haleem e Sean Carey che ha già raccolto fondi per oltre 50 milioni di dollari. Lo scopo di Helium, e del protocollo LongFI, è quello di creare una “rete delle persone“, una connessione peer-to-peer a basso costo in cui ogni hotspot costa meno di 500 dollari e non è gestito da una compagnia di telecomunicazioni. Helium ha già installato negli Stati Uniti oltre 1.200 hotspot, che coprono 425 città in 45 Stati americani.Gli hotspot sembrano dei piccoli router Wi-Fi e vengono comprati (al prezzo di 495 dollari), installati e messi a disposizione da gente comune che viene ricompensata in criptovalute. Ogni hotspot, infatti, usa parte della sua potenza per “minare” Helium Network Token, la moneta virtuale gestita da Helium. Questa criptovaluta, a sua volta, è stata creata con il risparmio energetico in mente: “Non potevamo usare Bitcoin – ha dichiarato Helium – perché richiede troppe risorse“. Se tutto andrà come i fondatori di Helium sperano, quindi, la rete LongFI si ripagherà da sola e ripagherà coloro che la stanno facendo crescere.Dov’è il mio cane?Secondo Helium una rete a bassa potenza ma a lungo raggio (e soprattutto sicura) potrà essere sfruttata sia dalle aziende che dai consumatori. La multinazionale dell’alimentare Nestlé, ad esempio, sta testando il sistema di Helium per tracciare le consegne delle bottiglie d’acqua: i sensori a bassa potenza LongFi comunicano all’azienda quando è il momento di far partire la prossima consegna.Per i semplici consumatori, invece, i vantaggi potrebbero essere diversi. Haleem, uno dei fondatori di Helium, ha fatto un esempio pratico: oggi non esiste una soluzione ideale per tracciare gli spostamenti dei cani smarriti. Ci sono sul mercato dei collari con localizzatore GPS e scheda SIM, ma a causa dell’elevato consumo energetico le batterie durano poco e vanno ricaricate molto spesso. I costi della trasmissione dati su rete cellulare, poi, sono elevati e infatti questi collari sono sempre venduti insieme ad un servizio in abbonamento abbastanza caro. Un sistema di tracking LongFI, invece, potrebbe essere usato per tracciare la posizione di un cane smarrito all’interno della rete senza la necessità di un sistema satellitare o di una connessione dati. Con un consumo energetico minimo e a costi bassissimi.
Fonte Fastweb.it