Mainetti, un’Armata Brancaleone in cerca di abbracci

(ANSA) – VENEZIA, 08 SET – “Troppo fighetti per sembrare
degli Avengers, più tosti e anche più simpatici dell’Armata
Brancaleone, insomma degli irresistibili diversi”: Claudio
Santamaria, che nel film è tutto coperto di peli come uomo-cane
(“quattro ore di trucco al giorno non dico altro, leggevo Il
Conte di Montecristo”), prova a mettere delle etichette ai
circensi senza casa, sporchi, vigliacchi ma vitalissimi di
Freaks Out. Il film di Gabriele Mainetti in concorso a Venezia
78 è un (raro) kolossal italiano che aspira a trovare il grande
pubblico della sala pronto a stupirsi per questa storia scritta
con Nicola Guaglianone (da un soggetto originale di
quest’ultimo), lo stesso duo che nel 2015 oltre ai tanti premi
portò 1 milione di spettatori al cinema con Lo Chiamavano Jeeg
Robot. L’impresa ora è titanica visti i tempi, ma ci si prova (e
magari si spera anche in una designazione agli Oscar) dal 28
ottobre con 01.
    Il film ha per sfondo la Roma occupata del ’43: Matilde,
Cencio, Fulvio e Mario, ciascuno un fenomeno da baraccone,
vivono come fratelli nel circo di Israel, un ebreo che ad un
certo punto scompare. Nella città occupata dai nazisti cercano
di restare inseparabili e provano a trovare lavoro nell’unico
circo attivo, quello del pazzoide Franz che testa personaggi con
superpoteri per far vincere al Fuhrer la guerra. “Tocchiamo la
Storia, la rielaboriamo, mescoliamo il passato, il presente e il
futuro perché in questa avventura da Armata Brancaleone, in
questo romanzo di formazione che è anche una storia di
diversità, alla fine tutti – dice all’ANSA Mainetti – cercano
proprio come noi in questo periodo più che mai una cosa sola:
l’abbraccio”. Prodotto da Andrea Occhipinti (Lucky Red) e dallo stesso
Mainetti con la sua Goon Films e con Rai Cinema, Freaks Out “è
un film spettacolare proprio perché non scappa dallo spettacolo
come solitamente è abituato a fare il cinema italiano. Leggevo
sulla sceneggiatura che scoppiava il forno crematorio a gas e
sul set scoppiava davvero. Ma dentro questo spettacolo enorme da
kolossal variopinto c’è equilibrio, credibilità di tutti i
personaggi” , dice a ragione Pietro Castellitto che nel film è
un generoso credulone ragazzone albino. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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