(ANSA) – ROMA, 19 OTT – C’è una ‘porticina’ nel palazzo di
Napoli dove abitava coi genitori che ha spinto Mario Martone a
passare dal teatro al cinema, era quella dell’abitazione di
Renato Caccioppoli che diventerà poi il protagonista di MORTE DI
UN MATEMATICO NAPOLETANO, il suo primo film. Nessuna parola
invece da parte del regista sulla scelta di NOSTALGIA da parte
dell’Italia per la lunga corsa agli Oscar. Questa, in estrema
sintesi, la masterclass di Mario Martone alla Festa di Roma.
“A Napoli, dove sono nato e dove facevo teatro
d’avanguardia, qualcuno un giorno mi parlò di questa figura di
Renato Caccioppoli, matematico e musicista. Su di lui – ha
raccontato Martone – non c’era nulla di scritto, ma solo tanti
racconti. Aveva abitato nel palazzo dove era vissuto il
matematico e si era sparato. La mia stanza si affacciava sulla
piccola porta d’ingresso del suo appartamento. Tra le
coincidenze poi c’era quella che Caccioppoli si era suicidato
nel 1959, nello stesso anno in cui ero nato”.
E ancora Martone: “Pasolini diceva che il cinema è l’arte
della realtà e io volevo raccontare questa storia con la giusta verità. E quella porticina è stata come l’inizio della mia
creatività cinematografica”.
Sempre riguardo a UN MATEMATICO NAPOLETANO, ha spiegato il
regista in una sala strapiena di ragazzi: “Non avevo mai girato
un film, né avevo fatto alcuna scuola di cinema. Ero stato solo
un giorno sul set di un film di Bolognini, mio amico, per capire
almeno di cosa si trattasse. Volevo però Carlo Cecchi come
protagonista e raccontare solo l’ultimo giorno di questo
matematico. Poi quell’unico giorno divenne una settimana e
arrivarono anche i primi soldi: 500 milioni di lire”. (ANSA).
Fonte Ansa.it