(ANSA) – BARI, 09 DIC – I due marò hanno agito rispettando le
regole di ingaggio e convinti di essere sotto attacco di pirati.
E’ quanto sostengono i magistrati di Roma nel chiedere
l’archiviazione per i marò Salvatore Girone e Massimiliano
Latorre.
La decisione dei pm romani non contrasta con il risarcimento
alle vittime disposto dall’arbitrato dell’Aja, in quanto il
tribunale olandese aveva attribuito la giurisdizione penale
sulla vicenda a Roma. Dal punto di vista penale i magistrati di
piazzale Clodio hanno riscontrato una serie di limiti
procedurali insormontabili per potere chiedere un processo. In
primo luogo la non utilizzabilità, perché non ripetibili, degli
accertamenti che erano stati svolti all’epoca dei fatti in
India. Si tratta ad esempio delle autopsie sui due pescatori
morti, i cui corpi sono stati cremati, o gli esami balistici
svolti con regole che non sono quelle italiane. Per i magistrati
italiani è un gap probatorio importante per la ricostruzione dei
fatti. Stesso discorso vale per quanto riguarda “l’assunzione di
testimonianze e carte” non sufficienti ad attribuire in modo
univoco il fatto ai due indagati. Nel motivare la richiesta di
archiviazione, ora al vaglio del gip, i pm di piazzale Clodio
sostengono, anche alla luce degli accertamenti tecnici, che i
due marò hanno rispettato le regole di ingaggio. Sostanzialmente
i marò quando hanno visto il barchino avvicinarsi a 90-100 metri
alla nave Enrica Lexie hanno prima mostrato le armi, poi sparato
in acqua. Latorre e Girone hanno pensato di essere sotto attacco
di pirati, così come confermato dal personale indiano a bordo
della nave sentito dagli inquirenti italiani. (ANSA).
Fonte Ansa.it