Martone, Traviata come un film nel vuoto di teatro di oggi

(ANSA) – ROMA, 07 APR – Una ‘Traviata’ di Giuseppe Verdi,
un’opera lirica ”che nasce in un teatro vuoto, come lo sono
oggi drammaticamente tutti i teatri per colpa della pandemia,
non realizzata e poi filmata, ma già costruita pensando alle
riprese per farne un vero film, tanto da aver abolito la
divisione in tre atti dell’originale, che pure seguiamo
fedelmente”, spiega il regista Mario Martone, chiamato da Carlo
Fuortes, sovrintendente dell’Opera di Roma, a questa seconda
impresa che Rai3 ha programmato venerdì 9 aprile in prima
serata, dopo il successo a dicembre di un analogo,
cinematografico ‘Barbiere di Siviglia’. Del resto questa storia d’amore è stata costruita dal
librettista Piave, sul dramma e il romanzo ‘La signora delle
camelie’ di Dumas figlio, con l’intento di farne grande
spettacolo, puntando su due scene centrali, ”le due grandi
feste, due momenti dionisiaci, di sfrenatezza sociale che,
alternandosi con la dimensione intima dei protagonisti, dà
rilievo alla denuncia dura di Verdi di una società ipocrita e
patriarcale, come accade anche nel ‘Rigoletto”’. Scene di festa
e ballo (coreografie di Michela Lucenti), quindi,
imprescindibili, a loro modo trascinanti, ma che ancor più
evidenziano come il tutto stia avvenendo in un teatro vuoto.
    ”La sensazione di vuoto è stata una mia precisa volontà per
far partecipi gli spettatori del dolore di questo momento di
particolare difficoltà per il mondo dello spettacolo, che non
deve comunque far morire l’immaginazione, coinvolgendovi lo
spettatore, anche quello lontano, televisivo”, spiega Martone,
aggiungendo che ”tutto è stato allestito seguendo i protocolli
anti Covid cine-teatrali, eseguendo più tamponi e congegnando
l’azione per mantenere certi distanziamenti, anche tra i
coristi”. I due protagonisti sono impersonati da Lisette Oropesa
(Violetta Valéry) e Saimir Pirgu (Alfredo Germont), mentre
Giorgio Germont sarà interpretato da Roberto Frontali; Flora da
Anastasia Boldyreva e il barone Douphol da Roberto Accurso,
accanto ai quali saranno anche vari cantanti usciti da Fabbrica
Young Artist Program dell’Opera di Roma. I costumi, che
rimandano all’epoca, sono una creazione di Anna Biagiotti.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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