(ANSA) – ROMA, 29 APR – “Due anni fa sono salito ospite sul palco del concertone di San Giovanni a Roma. Ho vissuto quell’ebbrezza di stare in piedi, davanti a decine di migliaia di persone strette una accanto all’altra per festeggiare il lavoro. Quest’anno molti di noi sono senza lavoro e senza neanche la possibilità di celebrarlo”. Nasce da qui “Sul Lavoro Fondata – Persone, Mestieri, Pensieri”, nuovo mosaico narrativo di Stefano Massini, autore che tra teatro, tv e pagina scritta, ha conquistato Broadway e La Comedie Francaise, ora narratore d’eccezione del Primo Maggio di Rai5 (alle 21.10). Un esperimento di televisione civile, per la regia di Tobia Pescia, in un momento tanto delicato della vita sociale, economica e culturale del Paese paralizzato dalla quarantena.
“È una riflessione, un insieme di domande e risposte su cosa sia diventato il lavoro oggi”, dice Massini, che nell’atmosfera rarefatta e a tratti drammatica della Cavea deserta del Teatro del Maggio Fiorentino di Firenze cuce piccole storie, da Abramo Lincoln al Pinocchio di Collodi, da George Orwell a un operaio salumiere emiliano nel 1950, dal leggendario Rabbino che creò il Golem al trentenne Aldo Moro deputato alla Costituente. La stessa produzione di “Sul Lavoro Fondata” diventa emblematica, perché una delle prime realizzate grazie allo sforzo del mondo dell’arte oggi fermo, in attesa di risposte che sembrano non arrivare (l’autore ha voluto che la sua partecipazione fosse gratuita, ma che a tutte le maestranze fossero riconosciuti adeguati compensi). “Non fingiamo di non vedere che si parla di fare ripartire gli allenamenti di calcio e nulla si dice del teatro – dice – E qual è la differenza tra 100 persone in chiesa e 100 in teatro? Il timore è che si viva lo spettacolo dal vivo come il gingillo decorativo della vita sociale: se c’è bene, altrimenti si vive lo stesso. Una visione spietata, sbagliata e agghiacciante”. (ANSA).
Fonte Ansa.it