(ANSA) – ROMA, 02 GEN – Maurizio Pollini, che il 5 gennaio
compirà 80 anni, a 15 anni vinse il primo concorso
internazionale e quando, tre anni dopo, nel 1960, da poco
diplomato al conservatorio di Milano, vinse il prestigioso
Concorso Chopin a Varsavia, Arthur Rubinstein, che era tra i
giurati, esclamò: ”Questo giovane suona tecnicamente già meglio
di tutti noi”. Oggi quel giovane possiamo dire che è entrato
nella leggenda della storia dei grandi pianisti. Questo ha voluto dire disciplina durissima e ora, ammette,
come ha dichiarato recentemente, di ”sentire una certa fatica.
I pianisti invecchiano, certo, ma dalla loro hanno un ottimo
antidoto, la musica. Suonare ogni giorno per ore e ore fa meglio
dell’andare in palestra: tiene sveglio il cervello, agili le
mani. Alla tastiera passano i dolori, si dimenticano gli anni.
Soli, immersi nella musica, il tempo si ferma. A volte persino
va indietro e si torna giovani”. I suoi studi, dopo il successo a Varsavia, continuarono ed
ebbero un momento alto nel perfezionamento con Arturo Benedetti
Michelangeli che lo aiutò anche a lavorare ulteriormente sulla
tecnica che gli permette sempre di mettere in evidenza la
costruzione strutturale di un brano affrontato con spirito
razionale, ma in cui fa poi affiorare pian piano il sentimento,
la vena malinconica o appassionata come sostanza stessa della
composizione.
Una modernità che è nella sua formazione culturale che non
vive l’arte e la musica come qualcosa di distaccato dalla vita e
quindi ne ha fatto un artista intellettuale che ha sempre
espresso pubblicamente le sue idee e il suo impegno civile e
politico, come quando negli anni ’70 suonò in scuole e
fabbriche, o quando esprime le sue opinioni, critico dai tempi
della guerra in Vietnam ai governi Berlusconi. Così i suoi
interessi musicali non sono rimasti circoscritti nel continuo
approfondimento, ma anzi si sono aperti via via a nuove prove e
esplorazioni che vanno oramai da Bach a Mozart, passando per
l’amatissimo Chopin e Beethoven, sino ai moderni, tra cui spicca
Schonberg, e ai contemporanei anche italiani, come Berio e Nono.
(ANSA).
Fonte Ansa.it