(ANSA-AFP) – TRIPOLI, 09 OTT – Centinaia di persone hanno
tenuto un sit-in a Tripoli, in Libia, davanti all’ufficio
dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati
(Unhcr), che questa settimana ha temporaneamente sospeso le sue
attività a causa della crescente pressione migratoria.
Davanti all’edificio dell’Unhcr decine di migranti e
rifugiati, compresi bambini piccoli, dormono per terra da
diversi giorni nella speranza di essere assistiti . “Per la
nostra sicurezza, chiediamo di essere evacuati”, è scritto su
uno striscione. “La Libia non è un Paese sicuro per i
rifugiati”, si legge in un altro.
Lo scorso fine settimana le autorità libiche avevano lanciato
un raid in un povero sobborgo della capitale libica, Tripoli,
dove vivono principalmente migranti e richiedenti asilo,
arrestando quasi 5.000 persone ma anche causando un morto e
almeno 15 feriti secondo l’Onu. L’operazione era stata svolta
ufficialmente in nome della lotta al narcotraffico.
“Siamo al capolinea”, afferma una donna fuggita da uno dei
tanti centri di detenzione teatri di violenze e maltrattamenti.
“Ci hanno attaccato, umiliato, molti di noi sono rimasti
feriti”, ha detto. “Siamo tutti estremamente stanchi. Ma non
abbiamo un posto dove andare, veniamo addirittura cacciati dai
marciapiedi”.
Secondo l’Oim “ci sono quasi 10.000 migranti intrappolati in
difficili condizioni nei centri di detenzione libici”. L’agenzia
Onu conferma poi l’uccisione, ieri, di 6 migranti durante un
tentativo di fuga. Secondo un sottosegretario libico –
riferiscono i media locali – circa duemila migranti sarebbero
riusciti a fuggire. (ANSA-AFP).
Fonte Ansa.it