(ANSA) – GINEVRA, 18 DIC – Oltre 3.100 persone hanno perso la
vita nel 2020 sulle rotte migratorie nel mondo, nonostante i
limiti agli spostamenti imposti dalla pandemia del Covid-19.
Fino a ieri, il progetto Missing Migrants dell’Organizzazione
internazionale per la migrazione (Oim) ha registrato quest’anno
3.174 morti sulle rotte migratorie nel mondo, in calo rispetto
ai 5.327 del 2019. La diminuzione del numero di decessi che
hanno potuto essere registrati sulle rotte pericolose rotte
della migrazione “non è necessariamente un’indicazione che il
numero di vite perse sia veramente diminuito nel 2020 poiché il
Covid-19 complica anche la nostra capacità sia di raccogliere
dati sulle morti durante la migrazione sia di monitorare rotte
specifiche”, sottolinea l’Oim in un comunicato reso noto a
Ginevra in occasione della Giornata internazionale dei migranti.
Finora nel 2020, almeno 1.773 migranti sono morti sulle rotte
all’interno e verso l’Europa, costituendo la maggior parte delle
vittime registrate nel mondo, men dell’anno scorso, ma per
alcune rotte, l’Oim segnala un aumento delle vittime. Ad esempio
almeno 593 migranti morti durante i viaggi verso le Isole
Canarie della Spagna, contro i 210 decessi registrati nel 2019
e ai 45 del 2018. Un aumento dei decessi è registrato anche in
Sud America, con almeno 104 vite perse, la maggior parte
migranti venezuelani, rispetto ai meno di 40 in tutti gli anni
precedenti.
L’Oim evoca infine i naufragi fantasma, tragedie per le
quali non ci sono prove sufficienti per corroborare elementi di
informazioni. Il progetto Missing Migrants è a conoscenza di
almeno 14 naufragi invisibili che avrebbero causato circa 600
vite ma che non hanno potuto essere inclusi nei dati di
quest’anno.
In occasione della Giornata internazionale dei migranti,
l’Oim sottolinea infine i contributi significativi dei migranti
anche durante questa pandemia e le numerose sfide che devono
affrontare. Malgrado restrizioni di viaggio e mobilità legate al
Covid-19, decine di migliaia di persone in situazioni disperate
continuano a intraprendere viaggi pericolosi attraverso deserti,
giungle e mari, e migliaia muoiono lungo la strada”. (ANSA).
Fonte Ansa.it