Mps chiude i primi nove mesi
dell’anno con un utile netto di 929 milioni di euro, a fronte di
una perdita di 334 milioni nello stesso periodo del 2022,
gravato dai costi di ristrutturazione per l’uscita di oltre 4
mila dipendenti. L’utile del terzo trimestre si attesta a 310
milioni, al di sopra dei 238 milioni attesi dagli analisti.
“I risultati dei primi nove mesi confermano una forte
crescita della redditività e la continua capacità di generare
capitale in maniera sostenibile”, afferma la banca in una nota,
sottolineando come il ritorno sul capitale tangibile (rote) nel
2023 sia stato pari al 15,1% e la ritrovata redditività sia
stata accompagnata da un “ulteriore rafforzamento” del Cet 1
fully loaded, salito al 16,7%, in crescita di oltre 80 punti
base trimestre su trimestre.
I ricavi sono saliti del 22,9% a 2,8 miliardi, spinti dal
balzo del margine di interesse (+62,7% a 1.687,9 milioni) mentre
le commissioni sono scese del 6,5% a 986,6 milioni. In
contrazione del 15,2%, a 1.357,8 milioni, i costi operativi e
del 4,1%, a 307 milioni, le rettifiche su crediti. Il risultato
operativo lordo risulta così più che raddoppiato a 1.446
milioni, di cui 509 milioni nel terzo trimestre.
A seguito della sentenza della Corte di Cassazione che ha
assolto gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni nel
processo sui derivati, Mps ha inoltre declassato da “possibile”
a “remoto” il rischio relativo ad alcuni procedimenti legali e
richieste stragiudiziali, riducendo da 4,1 a 2,9 miliardi
l’ammontare complessivo del contenzioso legato alle informazioni
finanziarie del periodo 2008-2015.
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Fonte Ansa.it