Negli ultimi 20-30 anni il mondo della musica è andato a braccetto con quello della tecnologia. Se prima, però, il processo si soffermava principalmente sull’evoluzione e l’efficacia della tipologia di supporto utilizzato, in grado di consentire qualità e durabilità nel tempo, con l’arrivo di internet è cambiato anche il modo e la capacità di diffondersi dei prodotti completi tra i consumatori delle sette note. Dalla condivisione sul web, il download attraverso sistemi di peer-to-peer fino alle piattaforme di streaming, abbiamo assistito a un cambiamento epocale.
Eppure, è stato quest’ultimo a fare la differenza in maniera determinante: se dapprima era necessario ricercare e individuare le canzoni preferite in rete, con l’arrivo delle piattaforme tutto è diventato più semplice. È sufficiente accedere a uno dei tanti servizi online per poter avere subito a disposizione una quantità infinita di brani musicali, in pochi istanti e in ogni momento. Di certo, questo si è rivelato un grande vantaggio per i musicisti meno noti che, in tal modo, hanno potuto cavalcare l’onda dello streaming per ampliare la propria audience.
Allo stesso modo, però, tale aspetto si è presto trasformato in un’arma a doppio taglio. Le dinamiche che caratterizzano questo tipo di diffusione, infatti, non sempre premiano chi tenta di emergere: gli algoritmi, a volte, non riescono a valorizzare come dovrebbero le giovani leve, puntando invece su coloro che già sono riusciti a ritagliarsi una posizione di rilievo. Ciò è destinato a mutare nuovamente: l’introduzione degli NFT potrebbe, infatti, portare una ventata di novità sotto molti punti di vista. In che modo possono fare la differenza e come potrebbe evolvere il settore? Cerchiamo di capirlo, analizzando la situazione attuale e provando a immaginare alcuni scenari futuri.
NFT, di cosa si tratta?
Per capire l’impatto e i legami esistenti con il mondo della musica, è di fondamentale importanza capire cosa si intende quando si parla di NFT. Partiamo dall’acronimo: in inglese, l’espressione completa è “non-fungible token”; cosa significa veramente? È presto spiegato: con token “non fungibile” si intende un bene unico, non replicabile o sostituibile una volta creato.
I beni NFT hanno, a garanzia della loro unicità, un certificato di autenticità che ne conferma la validità intrinseca, conferendo di fatto un valore effettivo.
Appare dunque evidente come si tratti di beni dotati di una propria unicità, che non possono essere riprodotti né sostituiti da altri di pari valore. Ogni esemplare è esclusivo per definizione, motivo che li porta su un livello completamente differente di ciò che vive attraverso molteplici copie del medesimo soggetto.
NFT, come funziona con la musica?
Quando si passa da beni materiali a immateriali, come appunto dei brani musicali, il ragionamento si complica, anche se solo fino a un certo punto. È difficile immaginare un file mp3 in versione “unica”, soprattutto alla luce di quanto accade con i comuni servizi di streaming che consentono la riproduzione infinita del medesimo documento audio da parte di ognuno degli iscritti.
Qui viene il bello: come si distingue, perciò, un brano NFT da uno non NFT? Bisogna immaginare il file come un’opera d’arte: originale, impossibile da copiare (a meno di creare un “falso”) e, verosimilmente, in edizione limitata (l’artista o la casa discografica decidono il numero delle riproduzioni esistenti. Al pari di un disco prodotto con una tiratura limitata, solo un numero esiguo di persone (se non una sola in tutto) può virtualmente stringere tra le mani una copia ufficiale, decidere di venderla o custodirla gelosamente su di un personale supporto di memoria.
E gli altri? Potranno ancora ascoltare un brano NTF come accade con gli altri? Sì e no: sta al suo creatore decidere come comportarsi con le proprie creazioni.
Potrebbero esserci file disponibili in una sola unità, ascoltabili solo da coloro che sono riusciti ad accaparrarsela, oppure si può pensare a ciò che accade oggi, ad esempio, con le canoniche opere d’arte. Di un quadro esiste una sola copia originale, con tutte le sue peculiarità e in grado di essere venduta e acquistata basandosi sulle stime degli esperti o su quanto emerso dalla trattativa economica tra venditore e compratore.
Nonostante tutto questo, chiunque può trovare una copia di un quadro in rete, per esempio, da scaricare in formato immagine; può però quest’ultima assumere il medesimo valore? Assolutamente no. Nessuno si sognerebbe di acquistare un documento riproducibile milioni e milioni di volte e senza limitazione alcuna allo stesso prezzo di un quadro originale. Ciò però non toglie che lo stesso possa essere guardato, studiato, ammirato e apprezzato da tutti anche in questa differente modalità, ovvero in assenza dell’originalità presente invece sul modello principale.
Streaming e NFT, un cambiamento in arrivo?
In entrambi i casi, l’introduzione del sistema NFT nel panorama dello streaming musicale ha tutto ciò di cui c’è bisogno per cambiare completamente le regole del gioco. Che si decida di seguire la strada della scarsità degli esemplari nel mondo digitale o quella in cui solamente talune copie, con certificato di autenticità, possono contare su un valore superiore determinato dall’originalità delle stesse, le opportunità per dare una sferzata all’attuale approccio non mancano.
A differenza di oggi, con l’introduzione degli NFT, gli artisti potranno avere un maggior potere su quanto realizzato. La quantità ridotta di esemplari può fungere da mezzo di coinvolgimento per i fan, i quali potranno tornare a ricercare edizioni rare e introvabili, come accadeva un tempo con gli album o i singoli in vendita nei negozi fisici. I pochi che li possiedono avranno un bene raro con un valore che potrebbe addirittura crescere nel tempo. Pure in caso di diffusione dei brani non mancano i benefici per entrambe le parti in questione.
La possibilità di associare il proprio nome a un particolare brano di un artista, magari giunto nelle posizioni più alte della classifica, assume un doppio valore per i sostenitori più accaniti. Che questo possa cambiare la posizione dominante nel settore da parte delle aziende di streaming? Sicuramente, l’influenza su artisti e supporter potrebbe diminuire e anche sensibilmente. Una nuova opportunità per riflettere su come cambiare il proprio approccio prima che la situazione possa sfuggire di mano? Indubbiamente, le aziende di streaming come Spotify, Apple, Deezer, Tidal e molti altri avranno molto su cui riflettere.
Fonte Fastweb.it