Muti, orgoglioso dell’Italia anche se tradisce la musica

(ANSA) – MILANO, 04 DIC – “Mi sento orgoglioso di appartenere
a questo Paese, che ci tradisce”: è nata da questa dolorosa
consapevolezza della scarsa attenzione data alla musica nella
sua patria, l’accademia dell’opera italiana di Riccardo Muti, la
cui settima edizione ha preso il via stasera alla Fondazione
Prada, con cui è stata organizzata per la prima volta. “Dobbiamo cercare di recuperare il bello, lo splendido, sennò –
ed ecco lo scopo del Maestro – scadiamo nella routine, nello
squallido”.
    Una lezione-show focalizzata sul Nabucco di Verdi, l’opera di
Giuseppe Verdi con cui Muti debuttò nel 1986 come direttore
della Scala e che ha scelto come oggetto di studio per i giovani
direttori d’orchestra e maestri collaboratori al pianoforte, che
avranno il privilegio di lavorare con lui, nei prossimi giorni.
    Dieci giorni di prove e lezioni fino ad arrivare a dirigere
l’opera il 15 dicembre a Milano e poi a Ravenna e Rimini. Le
eliminazioni – ha spiegato Muti al pubblico della Fondazione,
tra cui Miuccia Prada, Patrizio Bertelli, gli artisti Maurizio
Cattelan e Francesco Vezzoli – si sono chiuse solo ieri e, dei
200 candidati da tutto il mondo, sono stati scelti 5 giovani
direttori tra i 18 e 35 anni, tra cui un italiano.
    Per essere selezionati, “hanno dovuto passare le forche
caudine che applico” ha detto Muti, spiegando che per lui è
essenziale che siano diplomati in composizione e che si siedano
al piano per concertare con i cantanti, come ha fatto lui stesso
nelle oltre due ore di presentazione dell’opera, aperte al
pubblico, come lo saranno le prove dei prossimi giorni.
    Ai suoi allievi, Muti ha subito iniziato a dare consigli: “un
direttore d’orchestra non deve accettare tutto ciò che dice un
regista: o contesta o se ne va”. Ai maestri collaboratori ha
ricordato il loro ruolo: “che non è quello del pianista che si
siede al piano perché il direttore non sa suonare”.
    Il Nabucco, per lui, ha un altro significato particolare,
perché “è l’opera del mio debutto come direttore musicale alla
Scala nel 1986: un ponte ideale – ha concluso – per ritornare a
operare nella città che è stata formativa e molto importante per
la mia vita da musicista”. . (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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