(ANSA) – ROMA, 15 OTT – Per chi veniva dal centro dell’Urbe,
nulla si profilava all’orizzonte. Solo vegetazione, piante,
boschi. Avvicinandosi, però, l’occhio svelava l’inganno e la
verità: pareti dipinte all’esterno e all’interno lo sfarzo di
una piazza scintillante tra marmi policromi, pareti affrescate e
un rincorrersi di statue, fontane e giochi d’acqua.Era una delle
tante sorprese di quel luogo delle meraviglie passato alla
Storia, e alle memorie degli antichi, come gli Horti Lamiani,
chiamati così dal loro primo proprietario Lucio Elio Lamia che
nel 33 d.C lasciò la sua lussuosa residenza sull’Esquilino in
eredità al demanio imperiale. Un luogo mitico, giardino degli
dei e paradiso degli imperatori, amatissimo in particolare da
Caligola che ne fece una Domus Aurea ante litteram, e che
rischiava di rimanere ancora “sepolto” sotto i palazzi della
città di oggi. Dopo una lunga campagna di scavi e studi a
partire dal 2006, la Soprintendenza speciale di Roma e l’Enpam
lo riportano alla luce con la nascita del Museo del Ninfeo,
all’interno della sede dell’ente e dedicato ai i 363 medici
caduti nell’esercizio della loro professione durante l’epidemia,
ma aperto al pubblico con due open day il 30 e il 31/10 e poi
ogni sabato e domenica dal 6/11. “L’eccezionalità – racconta la
Soprintendente Daniela Porro, insieme alla direttrice
scientifica del progetto, Mirella Serlorenzi – è poter mostrare
tutto questo e i reperti nel loro contesto originario”. “Abbiamo
trovato questo patrimonio realizzando la nostra nuova sede –
spiega il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti – Finalmente
tutti potranno vederlo”. Tra i reperti, che vanno dal IV a.C. al
IX d.C., tantissimi oggetti di uso comune, una monumentale scala
ricurva in marmo, un impianto idrico con il nome dell’imperatore
Claudio e resti di animali feroci, utilizzati per replicare
anche qui i Giochi del Colosseo. (ANSA).
Fonte Ansa.it