(ANSA) – MILANO, 30 APR – C’è una terza e nuova inchiesta
della Procura di Milano, con quattro indagati nella vecchia ‘mala’ milanese vicina alla ‘ndrangheta, sul sequestro a scopo
di estorsione che si è concluso con l’omicidio, 47 anni fa,
della 18enne Cristina Mazzotti, la prima donna a essere rapita
dall’Anonima sequestri al Nord Italia.
I pm milanesi Alberto Nobili e Stefano Civardi, sulla base
del lavoro della squadra Mobile, contestano a 4 persone legate
alla ‘ndrangheta l’omicidio volontario della 18enne, nel
presupposto che “segregandola in una buca senza sufficiente
aereazione e possibilità di deambulazione, somministrandole
massicce dosi di tranquillanti e eccitanti”, ne abbiano “così
cagionato la morte” nelle stesse ore in cui il padre pagava il
riscatto tra il 31 luglio e l’1 agosto 1975. Si tratta di
Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Romeo e Antonio
Talia. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Cristina Mazzotti fu rapita la sera del’1 luglio 1975 fuori
dalla sua villa di Eupilio (Como). Al padre della ragazza,
Helios, furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto e dopo un
mese l’uomo racimolò 1 miliardo e 50 milioni che pagò. Il primo
settembre del ’75 una telefonata anonima indicò ai carabinieri
di scavare in una discarica di Galliate (Novara), e lì fu
ritrovato il cadavere. Cristina era stata uccisa da un cocktail
di farmaci. Un primo processo si concluse a Novara con 13
condanne di cui otto ergastoli a carico di fiancheggiatori ma
non degli esecutori materiali del sequestro finito in omicidio.
(ANSA).
Fonte Ansa.it