Nyt, ‘reporter palestinese uccisa da un proiettile israeliano’

(ANSA) – WASHINGTON, 20 GIU – Il proiettile che ha ucciso la
giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh è partito
dalla posizione in cui si trovava un convoglio militare
israeliano, molto probabilmente da un soldato di un’unità
d’élite. Lo sostiene il New York Times dopo un’indagine durata
oltre un mese. Le prove esaminate dal giornale americano
mostrano che non c’erano palestinesi armati vicino alla reporter
di Al Jazeera quando è stata colpita nel campo di Jenin in
Cisgiordania. Circostanza che smentirebbe le dichiarazioni
dell’esercito di Israele secondo cui se fosse stato un soldato
israeliano a colpire la giornalista l’avrebbe fatto per errore.
    Secondo il New York Times inoltre, sono stati 16 e non
cinque, come sostenuto dall’esercito israeliano, i colpi partiti
dal convoglio lo scorso 11 maggio. L’indagine non è stata in
grado di dimostrare se il soldato che ha sparato abbia notato
che Shireen Abu Akleh e i suo colleghi indossavano giubotti
anti-proiettili con su scritto ‘press’, ‘stampa’.
    Il 26 maggio, l’Autorità Palestinese ha dichiarato che la
sua indagine, che includeva l’autopsia e un esame forense del
proiettile, aveva stabilito che la reporter di Al Jazeera era
stata uccisa da soldati israeliani. Il governo ha accusato
inoltre Israele di averla uccisa intenzionalmente, citando il
fatto che era stata colpita alla testa da dietro nonostante
indossasse un giubbotto che la identificava come giornalista.
    Israele ha condotto un’indagine parallela e ne ha chiesta una
congiunta con l’autorità palestinese per fare esaminare il
proiettile da un gruppo di esperti internazionali. Richiesta che
è stata rifiutata dal governo palestinese. I risultati
dell’indagine israeliana non sono stati ancora resi noti.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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