‘Omicidio di Serena Mollicone ricorda quello di Vannini’

É prevista per il 12 luglio la
sentenza del processo di appello per la morte di Serena
Mollicone, la ragazza trovata priva di vita ad Arce, centro in
provincia di Frosinone, il primo giugno del 2001. I giudici di
secondo grado di Roma saranno chiamati a decidere sulle
richieste avanzate dalla Procura Generale e che ribaltano
parzialmente il verdetto di primo, grado quando i cinque
imputati furono tutti assolti.
    In particolare l’accusa, così come emerso nelle scorse
settimane dopo il deposito delle conclusioni della requisitoria,
ha chiesto una condanna a 24 anni di carcere per l’ex
maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 22 anni per la
moglie Anna Maria e per il figlio Marco. Il pg ha, invece,
chiesto di confermare l’assoluzione per il militare dell’Arma,
Vincenzo Quatrale e una condanna a 4 anni per favoreggiamento
per l’altro carabiniere, Francesco Suprano. Per quest’ultimo in
un primo momento era stata sollecitata l’intervenuta
prescrizione ma l’imputato ha deciso di non avvalersene.
    Nelle conclusioni della requisitoria l’ufficio del
procuratore generale, così come avvenuto nel corso del processo
di primo grado a Cassino, ha richiamato il parallelismo tra la
tragica morte di Serena e quella di Marco Vannini, il giovane
che fu ferito a morte a Ladispoli, in provincia di Roma, nel
2015 da un colpo di pistola mentre era a casa della sua
fidanzata, Martina Ciontoli, esploso dal padre di quest’ultima,
Antonio. Il pg ha fatto riferimento all’obbligo di “garanzia e
di protezione dei titolari dell’abitazione nei confronti di
persone da loro ospitate che si trovino in pericolo di vita”.
    Per l’accusa, invece, dopo che Marco Mottola fece sbattere la
testa della ragazza contro una parta delle foresteria della
caserma dell’Arma, nessuno mosse un dito, non fu soccorsa e, di
fatto, lasciata morire e poi abbandonata nel bosco dove venne
ritrovata. Secondo l’impianto accusatorio Franco Mottola, mise
in atto il piano per ‘coprire’ il figlio, sbarazzarsi del corpo
e, nel corso delle prime indagini a lui affidate, depistare.
    Cecondo l’accusa, la morte di Serena è, comunque, legata ad una
azione ‘concorsuale’ di tutta la famiglia Mottola.
    “Tutte e tre l’hanno soffocata con il nastro adesivo – ha
detto in aula il pg -. Abbiamo valutato la possibilità che la
condotta sia stata posta in essere solo da due componenti della
famiglia e che il terzo si sia limitato ad assistere. In ogni
caso questa persona dovrà rispondere di omicidio con condotta
omissiva perché sapeva cosa stava avvenendo e non ha fatto nulla
per salvare Serena”.
   

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Fonte Ansa.it

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