(ANSA) – ROMA, 15 MAR – A 11 anni esatti dallo scoppio della
guerra in Siria, il 60% della popolazione soffre la fame, con i
prezzi dei beni alimentari che sono raddoppiati nell’ultimo
anno. Il paese fino ad oggi ha fatto affidamento sulle
importazioni di cibo dalla Russia, ma ora, con la crisi ucraina,
i prezzi alimentari potranno diventare ancor più proibitivi.
È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, che ha realizzato
un’indagine tra 300 siriani nelle zone del Paese controllate dal
Governo: il 90% degli intervistati ha dichiarato di potersi
permettere al momento solo un po’ di pane e riso, solo
occasionalmente verdura.
In un sistema economico già ridotto ai minimi termini da
oltre un decennio di guerra, due anni di pandemia e dalla crisi
bancaria libanese, in questo momento le sanzioni sulla Russia
hanno un effetto dirompente, provocando l’interruzione delle
importazioni di cibo e carburante, con la sterlina siriana che
si sta svalutando ad una velocità vertiginosa.
“Sei siriani su 10 non sanno letteralmente come procurarsi il
cibo – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze
umanitarie di Oxfam Italia – Nell’area intorno a Damasco le
persone fanno ore e ore di fila per il pane, mentre i bambini
cercano qualcosa da mangiare tra i rifiuti. Per sopravvivere
molte famiglie si stanno indebitando, o decidono di mandare i
figli a lavorare, razionano il numero di pasti. Per avere una
bocca in meno da sfamare, fanno sposare le figlie, anche
minorenni. Sono questi gli indicibili effetti di un conflitto
dimenticato, in un Paese dove il 90% della popolazione vive
sotto la soglia di povertà, il tasso di disoccupazione è
arrivato al 60% e il salario minimo mensile nel settore pubblico
è di 26 dollari”. (ANSA).
Fonte Ansa.it