(ANSA) – VENEZIA, 08 SET – SICCITÁ di Paolo Virzì è un film
apocalittico, senza speranza, autunnale con una Roma dove non
piove da tre anni, con il Tevere in secca, piena di scarafaggi e
nuove epidemie e dove si agitano tutte persone alla deriva.
Questo, in estrema sintesi, il film che passa fuori concorso
alla 79/a edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia e che andrà in sala dal 29 settembre con Vision
Distribution e con tanto di megacast tra cui: Monica Bellucci,
Sara Serraiocco, Sara Lazzaro, Silvio Orlando, Edoardo
Purgatori, Valerio Mastandrea, Vinicio Marchioni e Tommaso
Ragno.
Tra le maschere di questa Roma dove non piove da tre anni: il
dolcissimo detenuto Silvio Orlando; Valerio Mastandrea, autista
Uber in decadenza, prima scarrozzava il presidente del
Consiglio; l’attore Tommaso Ragno, ora predicatore social; la
dottoressa Claudia Pandolfi e, infine, un Marchioni impegnato in
un sexting anche troppo virtuale.
“Sono momenti difficili per il nostro Paese e questo film è
pazzo, ambizioso e apocalittico allo stesso tempo”, dice Virzì.
Volevamo raccontare quello che stava succedendo tra chi diceva
che ci saremmo abituati a tutto e chi diceva che sarebbe stato
sempre peggio. È un film anche di solitudine che ti fa capire, è
stato uno degli insegnamenti della pandemia, che in certi casi
la redenzione viene dall’essere connessi e che alla fine è
stupido ragionare nei termini dei confini nazionali. Questa è la
visione che dovrebbero avere i nostri politici”. E ancora il regista: “Colpisce di questa campagna elettorale che i politici
parlino solo di loro stessi, delle loro alleanze, dei punti
percentuale: perché non fanno finalmente due passi indietro
invece di parlare di bonus scaldabagno mentre il mondo si
estingue e sprofonda?”. (ANSA).
Fonte Ansa.it