Papa, sì, faccio politica, quella del Vangelo

(ANSA) – ROMA, 26 FEB – “Sì, faccio politica. Perché tutti
devono fare politica. Il popolo cristiano deve fare politica.
    Quando leggiamo ciò che disse Gesù, vediamo che era coinvolto
nella politica. E cos’è la politica? Uno stile di vita per la
polis, per la città. Quello che non faccio io, né dovrebbe fare
la Chiesa, è la politica dei partiti. Ma il Vangelo ha una
dimensione politica, che è quella di convertire la mentalità
sociale, anche religiosa, delle persone”. Lo afferma papa
Francesco in un passaggio del nuovo libro “El pastor” (Il
pastore), in uscita in Argentina a firma dei giornalisti
Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin.
    Il Pontefice risponde così a chi lo accusa di fare politica,
o, per dirla diversamente, di politicizzare il Vangelo. Con il
nuovo volume, Francesca Ambrogetti, ex responsabile dell’ANSA in
Argentina, e Sergio Rubin, del quotidiano El Clarin, tornano
sulla figura di Jorge Mario Bergoglio a distanza di tempo da “Il
gesuita”, scritto nel 2010 quand’era arcivescovo di Buenos Aires
e diventato bestseller mondiale nel 2013 con l’elezione a Papa.
    “Il mio programma di governo è quello di eseguire quanto
dichiarato dai cardinali nelle congregazioni generali alla
vigilia del conclave”, e quindi rivitalizzare l’annuncio del
Vangelo, ridurre il centralismo vaticano, bandire la
pedofilia…”E combattere la corruzione economica… Chiedo
scusa se qualcuno non si è reso conto di come sarebbe andata a
finire”, spiega il Papa nel testo, che l’ANSA è in grado di
anticipare. A proposito delle sue critiche al capitalismo, “preciso anzitutto che tutto ciò che dico è nella Dottrina
sociale della Chiesa”, premette. “Non condanno il capitalismo.
    Né sono contro il mercato, ma favorevole a quella che Giovanni
Paolo II ha definito ‘economia sociale di mercato'”. Poi “mi
concentro preferenzialmente sui poveri perché è quello che ha
fatto Gesù e quello che dice il Vangelo”. E “quello su cui penso
possiamo essere tutti d’accordo è che la concentrazione della
ricchezza e la disuguaglianza sono aumentate. E che ci sono
molte persone che muoiono di fame”.
    La ricchezza, insomma, “deve essere sempre partecipativa. Se
si chiude su se stessa, fa male, o almeno è sterile, non è
feconda”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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