(ANSA) – LONDRA, 07 FEB – Nuova settimana sulla graticola,
alla ripresa oggi dei lavori parlamentari dopo il weekend, per
Boris Johnson, investito dalle indagini sul cosiddetto scandalo
Partygate dei ritrovi organizzati a Downing Street fra il 2020 e
il 2021 in apparente violazione delle restrizioni Covid
all’epoca in vigore. Il premier britannico deve far fronte a una
rivolta nella maggioranza Tory che potrebbe portare a un voto di
fiducia sulla sua leadership se le voci dissenzienti
raggiungeranno quota 54 deputati su 360 in seno al gruppo del
partito di governo alla Camera dei Comuni; ma resta deciso a
cercare di resistere offrendo ai ribelli (che secondo la stampa
a lui più ostile potrebbero arrivare a 100 in caso di resa dei
conti) un ampio rimpasto all’interno del suo entourage,
coinvolto nella accuse sulle “feste” del Partygate e falcidiato
negli ultimi giorni di dimissioni e siluramenti.
Il reset è iniziato con la nomina nella posizione chiave di
nuovo capo dello staff di Downing Street di un ministro in
carica, il brexiteer Steve Barclay, che manterrà per ora anche
il seggio di governo e quello di deputato come segno della
volontà di garantire un maggiore raccordo col gruppo
parlamentare. Mentre la polemica resta peraltro accesa, dopo
essersi allargata nei giorni scorsi pure al ruolo di “zarina” e
presunta istigatrice dei passi falsi johnsoniani attribuito alla
first lady Carrie. Attacco all’insegna del gossip a cui la
stessa Carrie ha già risposto negando la propria influenza in
seno allo staff del marito e definendosi semmai una figura “privata” vittima della sete di “vendetta” di ex consiglieri
messi alla porta come il suo asserito rivale, Dominic Cummings.
E che paradossalmente potrebbe rivelarsi controproducente per i
detrattori del premier, viste le non poche reazioni d’imbarazzo,
o di sdegno vero e proprio, suscitate da un’operazione macchiata
da evidenti sospetti di “sessismo”. (ANSA).
Fonte Ansa.it