Gli effetti della pandemia
I dati: 2 milioni di pistole vendute a marzo. La minaccia di disordini sociali ha attivato una folle corsa all’acquisto di armi negli Stati Uniti. Nyt: dato record, secondo solo a quello registrato dopo la strage alla Sandy Hook
A fare i conti di quello che è un annoso problema sociale negli Stati Uniti è il New York Times. L’autorevole quotidiano americano ha analizzato le cifre di acquisto a livello federale. Si tratta del secondo mese-record a livello storico, superato solo da gennaio 2013, il mese dopo la strage appunto. L’acquisto di armi è dovuto a timori di disordini sociali.
L’Fbi ha registrato un aumento del 41% dei cosiddetti ‘background check’, i controlli sui singoli individui che tentano l’acquisto di armi da fuoco nel Paese. Secondo gli ultimi dati diffusi riportati dalla Cnn, solo a marzo sono stati condotti 3,7 milioni di controlli; si tratta della cifra più alta, su base mensile, da quando nel 1998 è stato istituito presso l’Fbi il National Instant Background Check (Nics), il sistema per determinare se il nome e l’anno di nascita dei potenziali acquirenti di armi da fuoco o esplosivi corrispondono a quelli di una persona che non ha i requisiti di legge per un effettuarne l’acquisto.
Gli Stati dove sono stati fatti più ‘background check’ a marzo sono l’Illinois, con oltre mezzo milione di controlli, seguito da Texas, Kentucky, Florida e California. “L’aumento delle vendite di armi e munizioni durante questa crisi è comprensibile in quanto la paura dell’ignoto può spingere gli acquisti oltre la loro norma”, ha spiegato alla Cnn, l’analista Jonathan Wackrow ed ex agente speciale del Secret Service.
Fonte Rainews.it