“Una pace vera e
duratura richiederà tempi lunghi, adesso dobbiamo lavorare per
una cessazione delle ostilità, un cessate il fuoco come primo
passo verso altre prospettive di carattere politico che però
sono tutte da costruire”. Non si sottrae alle domande dei
giornalisti, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca
latino di Gerusalemme, a Roma per la presa di possesso della sua
sede cardinalizia, che già aveva dovuto rimandare per la
chiusura dello spazio aereo causata dall’attacco di risposta
iraniano di due settimane fa, e per una lectio magistralis alla
Pontificia Università Lateranense sul tema, attualissimo e allo
stesso tempo delicatissimo, “Caratteri e criteri per una
pastorale della pace”.
Così Pizzaballa insiste su tre pilastri, “perdono, verità e
giustizia”, sottolineando la necessità della presa in carico del “dolore” che però non sfoci solo in “rancore” e “rabbia”.
Direttrici essenziali per i leader religiosi che, come lui,
stanno tentando il dialogo in ore che non ha esitato a definire “drammatiche” ma anche di “speranza”. Stando ben attento però a
specificare che la Santa sede o altri come lo stesso
Patriarcato, in questa fase, “non devono” direttamente “mediare”.
“Si sta parlando, si sta lavorando – spiega -, ma è molto
difficile individuare percorsi e prospettive finché c’è il
conflitto in corso, finché questa situazione non si ferma”
servono innanzitutto “la liberazione degli ostaggi da un lato e
quella di almeno alcuni prigionieri palestinesi dall’altro e poi
si vedrà”.
“Il ruolo della Santa Sede e non solo della Santa Sede –
aggiunge – è quello di creare spazi e contesti di facilitazione,
non è il nostro ruolo entrare dentro la mediazione soprattutto
in realtà così complesse e problematiche però creare i contesti,
le premesse perché questo possa avvenire”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Fonte Ansa.it