Punk ma anche rock, 45 anni fa il primo album dei Clash

(ANSA) – ROMA, 07 APR – L’8 aprile 1977 è una delle date
fondamentali della storia del punk e al tempo stesso il debutto
discografico di una delle band più importanti della storia del
rock, i Clash. Viene pubblicato infatti il primo album che porta
lo stesso nome del gruppo fondato da Joe Strummer e Mick Jones.
    Una musica aggressiva, veloce e potente con una carica politica
violenta ed esplicita, ispirata alla realtà vissuta nelle case
occupate dal movimento degli Squatters e nelle strade di Notting
Hill, che allora non era il quartiere super hypster di oggi ma
la zona dove vivevano soprattutto gli immigrati giamaicani che
affrontavano quotidianamente la durezza della polizia, delle
condizioni ai limiti del segregazionismo, ma che proprio in
quelle strade avevano importato il reggae, che avrà un’influenza
enorme sulla band.
    Il brano manifesto del disco è “White Riot”, ma dentro ci
sono anche “London’s Burning”, “I’m so Bored of the USA” e la
cover di “Police and Thieves”, il brano reggae di Junior Murvin
e Lee “Scratch” Perry. Oltre che per la carica politica, i Clash
si distinguono da subito dalle altre band perché formati da due
frontmen, Strummer, che in realtà si chiamava John Graham
Mellor, (Strummer deriva da strumming, il termine usato per
definire il modo di suonare le corde della chitarra
nell’accompagnamento) e Jones, una coppia formidabile perché
composta da due personalità molto diverse una dall’altra ma
perfettamente complementari sul piano artistico. Non per niente
quando le differenze tra i due si acuirono la band implose. Al
basso c’era Paul Simonon, un uomo dalla personalità fortissima,
nonché uno dei sex symbol dell’epoca, un vero e proprio “Rude
Boy”, in senso letterale, ma anche da intendere non a caso come
citazione del movimento dei ragazzi dei ghetti della Giamaica.
    “Rude Boy” è il titolo del bellissimo docu film sui Clash
realizzato nel 1980. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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