R.Illy, ‘fiammata inaudita per cacao ma ok prezzi per la Pasqua’

La fiammata “inaudita” nei costi
del cacao, che oggi ha superato i 10mila dollari/tonnellata non
avrà ripercussioni sul costo dei vari dolciumi di cioccolato a
Pasqua – prodotti già lavorati, confezionati e consegnati – ma
dopo “se si dovesse raggiungere la cosiddetta soglia resistenza,
i fondi continuare a vendere e l’impennata rientrare con
quotazioni ragionevoli” non ci saranno grandi problemi. Al
contrario, “se il cacao dovesse restare a 10mila dollari ci
saranno ulteriori rincari”. In altre parole per le imprese “l’effetto di quanto sta avvenendo è vivere alla giornata
cercando di indovinare sapendo che si faranno errori”.
    E’ il commento sull’impennata del prezzo del cacao di
Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto, la cui capogruppo
è Domori, azienda di prodotti di cioccolato di alta qualità.
    L’industriale ha analizzato le ragioni dell’aumento, poi
sceso alle 18 intorno al pur altissimo costo di 9.700 dollari: “Una sommatoria di fattori, naturali, economici e finanziari.
    Quelli naturali sono la siccità che ha colpito i due principali
paesi produttori, Ghana e Costa d’avorio, e una malattia che ha
colpito le piante, soprattutto in Costa d’avorio che ha ridotto
la produzione”. Il fattore economico è invece “il lunghissimo
periodo di materia prima al costo basso di 2.500 dollari la
tonnellata, un quarto di quello odierno, che non ha consentito
ai produttori di rinnovare le piantagioni. Come le viti, anche
la pianta di cacao riduce la produttività con il tempo e va
sostituita, cosa che non è stata fatta”. Infine, “come una
ciliegina avvelenata sulla torta, i fondi di investimento hanno
speculato sul cacao, provocando il disastro”. Pesa che a
decidere siano non più gli uomini ma i robot: “Se l’uomo è
difficile da prevedere, per la macchina è impossibile”.
    Dunque, con questo “sconvolgimento del mercato ci prepariamo
alla stagione autunno-inverno, ma prevedere acquisti,
produzione, stabilire prezzi di vendita è quasi impossibile. Le
imprese, abituate a lavorare a lungo termine, sono costrette a
vivere alla giornata”. C’è però un rovescio della medaglia: se
dovesse permanere un costo così alto, “chi non poteva comprare
fertilizzanti o un impianto di irrigazione avrà la possibilità
di farlo”. Eventualmente con un aumento della produzione nel
prossimo raccolto e un conseguente ribasso del costo.
   

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Fonte Ansa.it

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