(ANSA) – BOLOGNA, 03 MAR – “La mia storia personale,
risalente agli anni ’70, del tutto sconosciuta ai miei
coimputati, nulla ha a che vedere con i fatti per i quali sono
stato giudicato e condannato. Gli stessi non rivestono alcuna
matrice politica. Le sentenze della Corte di Assise di Pesaro,
Rimini e Bologna hanno fedelmente ricostruito la vicenda”. Lo
dice all’ANSA Roberto Savi, capo della banda della Uno Bianca,
attraverso il suo difensore, avvocato Donatella De Girolamo,
dopo le notizie sulle dichiarazioni fatte ai pm un anno fa, in
cui si attribuiva attentati a Rimini negli anni ’70, nell’ambito
di un attivismo in movimenti di estrema destra.
“Tramite il mio difensore ho manifestato l’intenzione di
rilasciare una intervista a Cantiere Bologna. Il dottor
Giampiero Moscato (direttore della testata online, ndr) ha
inoltrato la richiesta alla Direzione del carcere, ma non ho
avuto risposta. Nonostante siano trascorsi 29 anni dal mio
arresto, con ogni evidenza non mi si vuole dare voce”, ha
aggiunto Savi.
L’ex poliziotto, detenuto a Bollate dove sconta l’ergastolo, è
in carcere dal 1994 quando fu arrestato con gli altri componenti
del gruppo criminale, tra cui i fratelli Fabio e Alberto: la
banda uccise 23 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, Romagna
e Marche. (ANSA).
Fonte Ansa.it