In tutto il mondo nel 2019 sono stati prodotti 53,6 milioni di tonnellate di spazzatura elettronica, costituita da vecchi elettrodomestici, smartphone, computer, cuffie e altri gadget elettronici. Un record di rifiuti elettronici, come afferma il report Global E-waste Monitor 2020, che avrà un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute della popolazione a livello globale.
Negli ultimi 5 anni la quantità di spazzatura elettronica prodotta è salita del 21%, e solo il 17,4% di tutti i rifiuti seguono un percorso di recupero e riciclo dei materiali che può essere definito virtuoso. Questo implica che oro, argento, rame, platino e altri materiali recuperabili di alto valore sono stati gettati o bruciati nelle discariche senza controllo, piuttosto che essere riciclati o riutilizzati.
Il nuovo report rilasciato a luglio 2020 è stato elaborato dalle organizzazioni dell’ONU tra cui la UN University, la International Telecommunication Union (ITU), la International Solid Waste Association (ISWA) e UN Environment Programme (UNEP) vede anche la collaborazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Se non si troverà una soluzione per lo smaltimento, la spazzatura elettronica nel 2030 potrebbe raggiungere i 74 milioni di tonnellate, quasi il doppio rispetto ai già allarmanti dati 2014.
Spazzatura elettronica, cos’è e perché è in crescita
Computer, smartphone, gadget elettronici ed elettrodomestici che vengono gettati costituiscono la spazzatura elettronica che finisce nelle discariche di tutto il mondo. Con il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione a livello globale e l’abbassamento dei prezzi, sempre più persone hanno la possibilità di comprare dispositivi elettronici, moltiplicando anche la quantità di rifiuti prodotta ogni anno.
A questo si unisce il meccanismo dell’obsolescenza programmata, che abbrevia la durata degli apparecchi per favorire il ricambio della tecnologia, ma che troppo spesso non tiene conto delle procedure di smaltimento per limitare l’impatto ambientale.
Ad esempio, le batterie degli smartphone sono ormai integrate nei dispositivi e le operazioni di disassemblaggio per garantirne un corretto smaltimento comportano delle spese aggiuntive per gli operatori ecologici del settore, incidendo anche sui costi delle tasse dei rifiuti. E intanto la quantità di spazzatura elettronica continua a crescere, senza delle soluzioni efficaci per lo smaltimento e il recupero dei materiali.
Spazzatura elettronica: il problema dello smaltimento
Oltre ad avere un impatto negativo sull’ambiente, la spazzatura elettronica comporta anche un consistente danno economico secondo gli analisti del Global E-Waste monitor 2020. Negli ultimi 12 mesi, il mancato recupero di materiali come mercurio, rame, ferro, platino e oro per un peso complessivo di 50 tonnellate ha comportato perdite per un valore di quasi 56 milioni di euro.
Il mancato riciclo o recupero dei rifiuti elettronici riguarda soprattutto gli apparecchi di piccole dimensioni. Videocamere, giocattoli, rasoi e altri elettrodomestici per la cucina rappresentano il 32% dei dispositivi dispersi nelle discariche. Un altro 24% riguarda invece i grandi elettrodomestici da cucina, come lavastoviglie e forni, e fotocopiatrici.
Infine ci sono i pannelli solari, che rappresentano uno dei principali problemi per il futuro. L’arrivo sul mercato di pannelli solari sempre più efficienti per la produzione di energia rinnovabile porterà a una loro sostituzione crescente, con il rischio di perdere minerali rari con cui sono realizzati se non verranno correttamente smaltiti.
Impatto ambientale e salute pubblica: cosa comporta
Tutti i materiali che non vengono recuperati dai rifiuti elettronici finiscono irrimediabilmente per avere un impatto sull’ambiente e sulla salute della popolazione, sia a livello locale e globale.
Dai gas a effetto serra presenti in frigoriferi e condizionatori, come i clorofluorocarburi e gli idroclorofluorocarburi, che aggravano l’inquinamento dell’aria, allo sversamento nell’ambiente di sostanze tossiche come il mercurio e i ritardanti di fiamma, che possono essere rilasciati nel suolo e nei corsi d’acqua se malamente smontati e smaltiti, diffondendosi così anche nei sistemi alimentari locali.
Trovare un sistema di smaltimento corretto e che prevenga l’inquinamento diventa fondamentale, nella prospettiva della quantità di spazzatura elettronica che è destinata ad aumentare nei prossimi anni.
Riciclo e recupero: la situazione globale
Secondo i dati nel rapporto, la quantità di spazzatura elettronica prodotta nel mondo nel 2019 pesava complessivamente più di tutti gli adulti in Europa o l’equivalente di 350 navi da crociera delle dimensioni della Queen Mary 2, per una lunghezza di 125 chilometri.
A generare il maggior volume di rifiuti elettronici nel 2019 è stata l’Asia con 24,9 milioni di tonnellate, seguita dalle Americhe con 13,1 milioni di tonnellate e dall’Europa con 12 milioni di tonnellate. Minore l’impatto di Africa e Oceania, che hanno prodotto rispettivamente 2,9 e 0,7 milioni di tonnellate.
Spazzatura elettronica: cosa ci aspetta
Il report Global E-waste monitor 2020 sottolinea che la situazione di produzione e smaltimento dei rifiuti elettronici nel mondo sta peggiorando. Il 2019 segna un record tristemente negativo e sempre più persone hanno accesso all’acquisto di dispositivi elettronici, che finiranno prima o poi per diventare spazzatura. Secondo gli analisti, se si segue questo trend di crescita nel 2030 saranno prodotti 74 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, un valore raddoppiato in appena 16 anni.
Per questo motivo, appare necessario uno sforzo a livello globale per attuare una politica che favorisca il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici, oltre che sistemi di riciclaggio e recupero dei materiali sempre più efficienti. Ad oggi, solo 78 Paesi nel mondo hanno attuato politiche di regolamentazione per la raccolta e smaltimento della spazzatura elettronica, ma sarà necessario unire le forze per poter limitare l’impatto negativo su ambiente e salute della popolazione.
Fonte Fastweb.it