Sburocratizzare i processi per l’ottenimento delle autorizzazioni e puntare sugli investimenti per la rete 5G. Queste sono le priorità per la digitalizzazione del paese secondo Pietro Guindani, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni, in un’intervista di oggi a Il Messaggero.
“Servono almeno 10 miliardi di euro da destinare alla rete veloce e 2 per li sviluppo di tecnologie radio aperte”. Si tratta di incentivare l’adozione dello standard OpenRan che permetterà di evitare il cosiddetto lock-in tecnologico su certi operatori, aprendo verso nuovi soggetti e rendendo versatile una rete che, nel nostro Paese, si rende sempre più necessaria, visto il boom di accessi e richieste nei mesi del lockdown. “Se le infrastrutture sono le fondamenta della trasformazione digitale di un Paese, senza tener conto di queste, gli stanziamenti per rinnovare la Pubblica Amministrazione e le singole imprese non raggiungerebbero il traguardo”.
Nel testo del Pnrr, vengono stanziati 4,2 miliardi di euro per lo sviluppo di banda larga, 5G e monitoraggio satellitare, ai quali però bisogna sottrarre 900 milioni destinati ad un progetto per le reti satellitare, 1,1 miliardi ai famosi voucher e altri 1,1 miliardi al rinnovamento strutturale delle zone grigie. “Vi è esigenza di un ulteriore investimento pubblico che si affianchi a quello degli operatori privati” prosegue Guindani. “La commissione UE ha stimato un impegno di almeno 70 miliardi di euro in 7 anni per la copertura ultrabroadband in Italia. Il lavoro va completato entro il 2026, come da progettualità del Pnrr”. Da risolvere non vi è solo la questione dei fondi ma anche della burocrazia che rallenta l’ottenimento delle autorizzazioni per scavi e, di conseguenza, la finalizzazione dell’infrastruttura di rete. Bisogna passare dalla media attuale di 180 giorni ad un massimo di 60: “Si tratta di effettuare una valutazione tra regole e progetti tecnici, che spesso sono meno complessi di altri ma considerati alla pari, come la costruzione di un ponte”.
Fonte Ansa.it