Renato Zero, 2/o album Zerosettanta e a colleghi dice tassiamoci

(ANSA) – ROMA, 30 OTT – A distanza di un mese dal primo
capitolo di Zerosettanta, l’opera monumentale in tre dischi
voluta per celebrare i suoi 70 anni, Renato Zero pubblica il
secondo capitolo del progetto. “Tre album che mi rappresentano,
ci sono le ballad, una strizzata d’occhio al rock e la voglia di
rispolverare canzone di protesta perché noi artisti abbiamo il
dovere di esprimerci ed esporci anche per il pubblico che magari
non ha l’opportunità di mostrare le proprie ragioni. Un impegno
che ho assunto da quel lontano 1973 quando iniziai il mio
presidio nella musica”.
    E anche per questo non si tira indietro davanti a un mondo
che cambia. “Non si può non essere d’accordo con l’apertura del
Papa alle unioni delle coppie gay. Non voglio che accada più per
nessuno, come è successo a me, che ti vengano fatte le risonanze
magnetiche per capire cosa hai nelle mutande. C’è bisogno di
grande rispetto verso queste persone e verso noi stessi.
    Dobbiamo essere in grado di comprendere che il mondo si modifica
continuamente e le esigenze dell’umanità si differenziano. Non
possiamo dare per scontato nulla e anzi dobbiamo essere sempre
comprensivi e tolleranti con tutti”.
    Un pensiero va anche ai lavoratori dello spettacolo, duramente
colpiti dalla crisi legata alla pandemia. “Mi rivolgo ai miei
colleghi: per superare questo guado bisognerebbe autotassarci,
elargire una percentuale sugli incassi a copertura di certe
sofferenze”. Lo stesso artista aiuterà il suo staff, destinando
una parte dei ricavi delle vendite dell’album Zerosettanta. “Chi
dice che la cultura non dà da mangiare è uno stronzo e forse
neanche un buon italiano. Ci vuole il piatto di pasta, ma anche
poesia, musica, pittura, arte che sono cibo dell’anima”,
aggiunge il cantautore che va all’attacco della politica che “dovrebbe avere la capacità di calarsi nella vita degli
italiani. E’ scandaloso che il governo non sia stato in grado di
prepararsi con efficacia verso i lavoratori, alcuni dei quali
aspettano da mesi la cassa integrazione: è grave e offensivo. Se
noi non paghiamo le tasse ci vengono a prendere a casa”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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