Negli ultimi tempi il riconoscimento facciale è finito sulla bocca di milioni di utenti, soprattutto per via di alcune forti polemiche che hanno fatto seguito al suo utilizzo in ambito social network.
È innegabile: un uso incontrollato della tecnologia del riconoscimento volti rischia di essere una minaccia per la privacy online degli utenti. Non a caso i dati biometrici rientrano tra quelli tutelati dai regolamenti europei del GDPR.
Detto questo, il riconoscimento facciale e il riconoscimento facciale online rappresentano un esempio di applicazione dell’intelligenza artificiale che offre anche diversi vantaggi. Queste tecnologie possono risultare di grande aiuto, specie per alcune categorie più fragili.
Capire come funziona il riconoscimento facciale è sicuramente il primo passo da compiere per riuscire a visualizzare sia i suoi “pro”, sia i suoi “contro”.
Anche perché, al giorno d’oggi, le tecniche di elaborazione digitale delle immagini vengono utilizzate in molti ambiti diversi. Si va infatti dai sistemi di videosorveglianza agli smartphone di nuova generazione: usi diversi, che però possono comunque portare a controindicazioni tutto sommato simili.
Come funziona il riconoscimento facciale
La dicitura “riconoscimento facciale” (in inglese “face detection”) fa riferimento a diverse tecniche di elaborazione digitale di un’immagine, sviluppate da un’intelligenza artificiale.
Il riconoscimento facciale è particolarmente utilizzato nell’ambito della biometria: una disciplina che si occupa di identificare le caratteristiche e il funzionamento dei diversi elementi biofisici.
Non a caso, il primo uso del riconoscimento volti è in generale legato all’identificazione di una persona, partendo proprio dall’analisi di una o di più immagini.
Per capire come funziona il riconoscimento facciale da un punto di vista appena più “tecnico”, bisogna entrare nel merito dell’elaborazione digitale delle immagini. Da questo punto di vista il primo step consiste nell’individuazione del pattern del viso umano.
L’intelligenza artificiale individua il volto dell’individuo da riconoscere e la separa dai diversi elementi di background.
L’intelligenza artificiale infatti inizia proprio col separare la faccia dell’elemento che andrà riconosciuto da tutto ciò che può essere considerato background (sfondo): quindi elementi come edifici, automobili, alberi o altri corpi.
Il riconoscimento è possibile sia nel caso in cui l’immagine da analizzare sia bidimensionale, sia nel caso in cui sia tridimensionale. Ma non solo, i moderni elaboratori infatti riescono a riconoscere un volto anche senza individuare elementi fondamentali, quali, ad esempio, gli occhi, il naso o la bocca.
Questo sviluppo delle tecniche di elaborazione digitale permette quindi di analizzare anche immagini in cui il volto della persona da riconoscere non sia in posizione frontale.
Ambiti d’uso del riconoscimento facciale
La principale applicazione pratica del riconoscimento facciale, ad oggi, è legata al mondo della sicurezza. Gli impianti di videosorveglianza più moderni sono infatti in grado di individuare chiunque passi sotto i loro sensori.
Si tratta spesso e volentieri di sistemi real time di riconoscimento facciale online, che, in certi casi, dialogano con database esterni, come, ad esempio, quelli delle varie forze dell’ordine.
Un altro ambito d’uso del riconoscimento facciale è quello legato al mondo degli smartphone. Da questo punto di vista, Apple ha più volte utilizzato questa tecnica per velocizzare determinate funzioni.
Alcuni modelli di iPhone infatti, piuttosto che richiedere l’inserimento di una password o un’impronta digitale, si limitavano a riconoscere il volto dei loro utenti. Una procedura che si attivava in caso di avvio e/o di sblocco dello smartphone, ma anche in caso di accesso a determinate app e/o di acquisto di servizi.
Il riconoscimento facciale viene utilizzato nell’ambito della sicurezza, ma esistono esperimenti d’uso anche su smartphone e social network.
Esistono anche delle applicazioni desktop dei sistemi di riconoscimento facciale e riconoscimento facciale online. Un buon caso in tal senso è rappresentato da quelle tipologie di captcha che permettono a un utente di riconoscere il viso di una persona all’interno di un’immagine.
Un altro esempio è rappresentato dall’opzione di riconoscimento facciale delle immagini proposta da Facebook e poi successivamente rimossa. In questo caso, gli algoritmi consentivano di individuare le persone presenti all’interno delle diverse immagini pubblicate dagli utenti.
Una pratica che, però, ha fatto esplodere grandi polemiche inerenti alla tutela dei dati sensibili delle persone ritratte. Non a caso, proprio il riconoscimento volti è uno degli argomenti regolamentati dal GDPR: il regolamento europeo che tutela la privacy dei dati cittadini.
Problemi e tutela della privacy online
La scelta di Facebook di non sfruttare le ultime tecnologie di riconoscimento facciale online è figlia di una fortissima polemica esplosa attorno al tema della tutela dei dati personali.
Moltissimi utenti guardano con perplessità a una tecnologia di riconoscimento volti capace di operare a livello internazionale e che rischia di trasformarsi in una sorta di sorveglianza di massa non richiesta.
Non a caso, il dato personale biometrico oggi rientra nelle nuove categorie disciplinate dal sopracitato GDPR. Si tratta quindi di dati sensibili a tutti gli effetti, che possono venire trattati soltanto di fronte a necessità giuridiche palesi o nel caso in cui il loro utilizzo risulti di interesse vitale per l’utente coinvolto.
Una vittoria per la privacy degli internauti, ma anche una piccola, grande rinuncia a tutti i “pro” che questo utilizzo dell’intelligenza artificiale portava con sé. Si pensi, ad esempio, al supporto che il riconoscimento facciale era in grado di dare a non vedenti e ipovedenti.
Il sistema di riconoscimenti volti di Facebook era infatti in grado di migliorare notevolmente la loro esperienza di navigazione, raccontandogli i nomi delle persone ritratte all’interno delle varie foto pubblicate sui social.
Per saperne di più: Intelligenza Artificiale: cos’è e cosa può fare per noi
Costruisci il tuo futuro con la connessione Fastweb
Fonte Fastweb.it