Robert Capa, la vita nel mirino del reporter umanista

(ANSA) – ROVIGO, 07 OTT – Dentro la storia, in prima linea
per seguire come nessun altro gli avvenimenti, ma con l’occhio
sempre puntato alla vita delle persone che entravano nel suo
mirino. Robert Capa era così. Fedele al suo motto “se la foto
non è buona vuol dire che non eri abbastanza vicino”, ha
attraversato i grandi conflitti del Novecento accanto a chi
combatteva. Già nel dicembre 1938 il Picture Post lo aveva
definito “il più grande fotografo di guerra del mondo” per i
suoi resoconti dalla guerra civile in Spagna. A consolidarne la
fama vennero poi la seconda guerra mondiale – fu l’unico
fotografo a toccare, anche se per pochi minuti, la spiaggia
dello sbarco in Normandia – la Cina invasa dal Giappone, la
nascita dello Stato di Israele, la guerra in Indocina. Spesso
puntava l’obiettivo e scattava una immagine frontale della
scena, poi si spostava e dava un altro punto di vista cercando
la complicità di chi ritraeva. Questo suo modo di fare gli costò
la vita nel maggio 1954 quando, allontanandosi da un gruppo di
soldati in marcia mise il piede su una mina.
    A dare una lettura dell’intero percorso del fotografo di
origine ungherese, tra i fondatori con Henri Cartier-Bresson e
altri della Magnum, è la mostra che Palazzo Roverella, a Rovigo,
gli dedica fino al 29 gennaio prossimo. ‘Il reporter umanista’,
lo definisce Gabriel Bauret, che ha scelto negli archivi della
mitica agenzia i 366 scatti per ‘Robert Capa. L’opera
1932-1954’, guidato dalla volontà di andare oltre la tematica di
guerra che pure occupa lo spazio maggiore.
    Endre Erno Friedmann, ebreo, era nato a Budapest nel 1913. A
17 anni si trasferì a Berlino dove restò fino al 1933 formandosi
nel clima di rinnovamento dell’avanguardia fotografica tedesca
favorita dallo sviluppo delle riviste e delle apparecchiature.
    Poi si spostò a Vienna e, infine, a Parigi, la città del cuore,
con la fotografa Gerda Taro, suo unico grande amore, uccisa da
un carro armato in manovra nel 1937 vicino a Madrid. Insieme
avevano scelto lo pseudonimo Robert Capa, pensando all’attore
Robert Taylor e al regista Frank Capra. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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