Rosi, i miei incontri al confine tra vita e inferno

(ANSA) – VENEZIA, 08 SET – La “necessità di andare a vedere
l’altra parte”: il punto di partenza di Gianfranco Rosi comincia
dal porto di Lampedusa, l’immagine di Fuocammare così forte da
dover distogliere lo sguardo, quei corpi ammucchiati nella stiva
del barcone. Da quel film, amato ovunque nel mondo, Orso d’oro a
Berlino, candidato all’Oscar, si cambia ma con Notturno ancora
di più. “Mi riesce difficile elaborarlo ancora oggi, è stata
un’esperienza di impatto fisico ed emotivo fortissimo, passare
tre anni in posti sconosciuti, senza conoscerne la lingue, stare
per mesi in luoghi sperduti, pericolosi, feriti, ti fa tornare
diverso e ancora ringrazio i miei produttori che a distanza mi
consolavano, mi davano coraggio”, dice Rosi che si commuove a
ricordare i sentimenti privati, in solitudine – il film è stato
girato da lui con un solo operatore – tra un’umanità che dolente
è dire poco. Ora Notturno, in concorso a Venezia 77, sarà in
sala e poi in giro per il mondo, richiesto già da moltissimi
festival: Toronto, Telluride, New York e ancora, notizia di
oggi, Londra, Busan, Tokyo.
    Protagoniste “otto persone, da luoghi distanti, diverse per
esperienza”, le loro storie s’intrecciano in un mosaico tragico
che seppure non spiega politicamente i drammi mediorientali – “sono ancora più confuso di quando sono partito” – danno allo
spettatore uno scossone contro l’anestetizzazione cui ormai
siamo abituati tutti sul tema dei migranti e delle guerre
dimenticate. Un film di luce sul buio delle guerre come lo
stesso Rosi definisce Notturno girato pericolosamente in Medio
Oriente sui confini sempre incerti di Iraq, Kurdistan, Siria e
Libano. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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