Servillo, ‘io e i miei fratelli Martone e Sorrentino’

(ANSA) – ROMA, 10 AGO – “Qui giace Toni Servillo, Toni a
teatro
Servillo al cinema”: la battuta ironica è dello stesso attore
che definisce così il suo dualismo mentre festeggia trenta anni
di cinema in una carriera, come la definisce lui stesso, “da
teatrante militante”. Il Covid lo ha fatto impegnare di più in
questi ultimi anni sul cinema (“prima lo accettavo solo
d’estate, d’inverno ero in tournee”), tre film pronti in uscita, “ma il prossimo anno torno a teatro. Al Piccolo di Milano e poi
a Napoli”, ha detto qualche giorno fa a Marateale intervistato
dal direttore della Mostra del cinema di Venezia Alberto
Barbera. La sua passione è il palcoscenico ma al cinema si è
preso tante soddisfazioni e oggi Servillo, 63 anni di Afragola
(Na), è uno tra i più carismatici attori italiani, con decine di
riconoscimenti. Ha pronti Il primo giorno della mia vita con la
regia di Paolo Genovese, interpretato con Margherita Buy,
Valerio Mastandrea, Lino Guanciale, Il ritorno di Casanova
diretto da Gabriele Salvatores e La Stranezza di Roberto Andò
accanto a Ficarra e Picone.
    “Ho cominciato a fare cinema piuttosto tardi – ammette –
credevo che la mia attività si esaurisse con il teatro che non
ho mai abbandonato”.
    Servillo ha lavorato con Bellocchio, Garrone ma sono due i
grandi sodalizi: con Mario Martone e Paolo Sorrentino, ben sei
film con ciascuno. “Paolo prima di essere grande realizzatore di
immagini è uno scrittore, uno straordinario dialoghista. Paolo –
rivela – si esercita quotidianamente con la scrittura, gira
sempre con l’attrezzatura per scrivere ovunque si trovi. Mario
invece è uno che fa parlare in maniera eloquente e brillante i
luoghi nei quali cala i personaggi, è uno straordinario ‘decorateur’, in lui scenografo e regista si integrano. Con
Mario a teatro lavoriamo insieme da quando avevamo 18 anni, è
mio fratello, mentre Paolo mi ha sempre considerato suo fratello
maggiore. Conosco i loro progetti sempre dalla fase iniziale, ma
non ho un ruolo autoriale perchè ritengo che il cinema sia dei
registi, gli attori possono illuminare un film ma colui che
porta i contenuti nel cuore dello spettatore è il regista a
differenza del teatro dove invece questo ruolo è dell’attore”.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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