La pandemia ha mostrato un po’ a tutto il mondo quanto sia limitante, per i rapporti sociali, per il divertimento e soprattutto per il lavoro da remoto, il digital divide tra chi ha a disposizione una buona connessione in fibra ottica e chi, purtroppo, ne ha una molto lenta o, peggio ancora, non possiede per nulla una connessione a Internet su linea fissa. Quello che invece molti non sanno è quanto possa essere diversa la situazione da Stato a Stato, da continente a continente.
Un falso mito duro a morire, ad esempio, è che negli USA la connessione sia ottima e che costi meno che in Europa. Non è affatto così o, meglio, non è del tutto così.
Ci sono degli indici sintetici che fotografano la qualità e i costi della connessione a Internet a banda larga del mondo, come ad esempio l’Inclusive Internet Index di Facebook, che ci permettono di approfondire un po’ la questione. Ma tali indici non bastano: ci sono anche questioni macroeconomiche da prendere in considerazione, come ad esempio la complessa regolamentazione europea del mercato delle telecomunicazioni.
Banda larga: come funziona in UE
Un po’ tutta l’economia dell’Unione Europea è condizionata dalle politiche comunitarie che regolano il mercato libero. Il mantra economico della libera concorrenza, su cui tutta l’Europa si basa, ha plasmato anche lo sviluppo dell’infrastruttura di Internet nel Vecchio Continente.
L’obiettivo comune di tutti i Paesi membri è quello di portare entro il 2030 in ogni abitazione una connessione da almeno 1 Gigabit al secondo di velocità, cioè una connessione in fibra ottica FTTH o in altra tecnologia dalle prestazioni paragonabili. Nella pratica ciò si è tradotto, in molti Paesi UE, nella costruzione di una infrastruttura aperta, sulla quale poi tutti gli operatori possono fare un’offerta economica al cliente finale.
In Italia, ad esempio, è possibile cambiare Internet Service Provider, la società fornitrice dei servizi di connettività web, senza cambiare la tecnologia usata. Ciò vuol dire che tutti gli operatori di rete sono in concorrenza tra loro, il cliente è libero di scegliere e, di conseguenza, i prezzi delle connessioni a Internet scendono velocemente anno dopo anno.
Banda larga: come funziona in USA
Al contrario che in Europa, negli USA la concorrenza è a livello di infrastruttura: ogni operatore crea la sua e la offre al cliente, che spesso non ha tutti i tipi di connessione a disposizione ed è costretto a scegliere prima la tecnologia migliore e, solo dopo, il prezzo migliore.
Questa impostazione ha portato gli operatori a mantenere alti i prezzi delle connessioni, per ripagare prima possibile gli altissimi costi dell’infrastruttura. Inoltre, gli operatori telefonici avranno molto meno interesse a coprire con le connessioni migliori (e più costose) anche le aree più difficili da raggiungere e quelle scarsamente popolate.
Il risultato è che, negli Stati Uniti, la connessione a banda larga è mediamente più cara che in Europa, e anche di molto, ma è più performante solo nelle aree dove gli operatori sanno di potere avere più clienti.
Quindi i grandi centri urbani, mentre le zone rurali o non sono coperte per nulla o lo sono ma con tecnologie molto meno performanti. Una dinamica simile si registra anche in Europa, e specialmente in Italia dove la geografia e l’orografia aiutano decisamente poco i lavori di posa della fibra. Ma la situazione non è ai livelli degli Stati Uniti dove, proprio per questo, la velocità media (a livello nazionale) della connessione a Internet è inferiore a quella europea. Con costi maggiori, per di più. Ma di quanto maggiori? Anche di parecchio, se confrontati con quelli di alcuni Stati europei.
Otto euro contro ottanta dollari
Il caso limite, che non può essere preso come scenario medio europeo, è quello della Romania dove l’operatore locale Digi offre la connessione in fibra ottica FTTH da 1 Gbps a 40 Lei al mese, cioè 8 euro, e offre anche 50 GB di spazio in cloud per i suoi clienti.
Dall’altra parte del mondo, Verizon, uno dei principali operatori di rete fissa e mobile americani, offre la stessa connessione a 89,99 dollari al mese, con 2 TB di spazio in cloud e 12 mesi di abbonamento a Disney+ inclusi nel prezzo. Per quanto possano valere i “plus” offerti da Verizon, è chiaro che si tratta di un modello economico completamente diverso rispetto a quello della romena Digi.
Tuttavia, va anche preso in considerazione che il costo della vita in Romania non è paragonabile a quello negli Stati Uniti, così come non lo è neanche il reddito medio.
Banda larga: prezzo Vs qualità
Infine, c’è da considerare che non sempre una connessione a Internet dall’ottimo prezzo offre anche un’ottima qualità, cioè velocità reale in download e upload.
Siria, Bhutan, Kirghizistan sono tra i posti nel mondo dove la connessione a banda larga costa di meno, ma anche quelli dove Internet è molto più lento. Di contro, in Paesi come il Liechtenstein e Andorra la connessione è molto cara, ma è molto veloce.
Se la passano molto bene, invece, gli internauti di Singapore e Hong Kong dove la connessione a Internet veloce costa poco ma è veloce veramente. Ad aiutarli è certamente l’alta concentrazione di abitanti in uno spazio geografico molto ristretto, una combinazione che permette agli operatori di rete di spendere meno in infrastruttura, potendo quindi investire maggiormente sulle tecnologie più d’avanguardia, e, nel contempo, massimizzare i ricavi, anche se i costi di abbonamento restano bassi.
Digital divide: cosa aspettarsi dal futuro
Da quanto detto fino ad ora, quindi, è facile capire che la diffusione della banda larga, la velocità della connessione e il prezzo dell’abbonamento a Internet veloce non sono affatto uniformi nel mondo. E che non lo saranno molto probabilmente neanche nei prossimi anni.
I fattori che influiscono sulla diffusione della banda larga sono molteplici, in parte fisico-geografici, in parte economici, in parte politici. Di sicuro una semplice comparazione basata sul costo per GB non è utile, o quanto meno non è sufficiente, a farsi un’idea corretta.
Fonte Fastweb.it