(ANSA) – LOCARNO, 13 AGO – Scegliere un film “è come
sposarsi. Non è che uno dice ‘sposo questa signora perché porta
giacche scure o perché ha una casa in campagna, uno decide
quando si sente che è la scelta giusta,”. Lo dice Dante
Spinotti, straordinario direttore della fotografia tra l’Italia
e Hollywood, Pardo alla carriera al Locarno Film Festival.
Classe 1943, Spinotti, nato a Tolmezzo e cresciuto a
Lendinara, in provincia di Rovigo (“Ho sempre avuto voti
mediocri, tranne l’otto in disegno”), in carriera ha lavorato
con cineasti come Sergio Citti, Liliana Cavani, Lina
Wertmuller, Ermanno Olmi, Roberto Benigni, Gabriele Salvatores,
Giuseppe Tornatore, Garry Marshall, Bruce Beresford, Curtis
Hanson (per L.A Confidential gli arriva la prima nomination
all’Oscar) stringendo veri sodalizi con registi come Michael
Mann (con lui la seconda nomination all’Oscar per The Insider) o
Michael Apted. E’ passato per ogni genere di cinema, compresi i
superhero movies, come X men- Conflitto finale di Brett Ratner o
tre anni fa Ant-man and the wasp di Peyton Reed. Il genere
forse più ostico “è la commedia – aggiunge -. Perché ci si
aspetta che tutti siano illuminati. Come mi diceva Garry
Marshall, ‘devo vedere le facce Dante, non essere troppo dark”.
Ironico, autoironico e garbato, arriva all’incontro con il
pubblico a Locarno, spiega che per lui “non esiste il cinema
d’autore, esiste il buon cinema e il cattivo cinema”. Tra gli
aneddoti, quelli per Pinocchio (2002) di Benigni: “Si è molto
fortunati quando si fa un film con lui, è un’esperienza unica….
gli chiesi perché sul set non si arrabbiasse mai e lui mi
rispose, che non sarebbe stato credibile arrabbiato e vestito da
Pinocchio”. Ad introdurlo nella realtà di Hollywood è Dino De
Laurentiis, per Manhunter (1986) di Michael Mann: “Fa parte di
quei registi, come Kubrick, che controllano tutto sul set. In
fase di riprese quasi non parliamo perché prepariamo tutto
prima”. Spinotti, che ha in cantiere un documentario su Napoli
diretto da Trudie Styler, ha accolto subito l’avvento del
digitale con favore: “la tecnologia va avanti, ma quello che
conta è sempre l’umanità delle storie, l’anima che c’è dentro”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it