(ANSA) – ROMA, 18 GIU – Stella Assange, avvocato e moglie di
Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks a Bologna dalla platea
di Biografilm con Laura Morante e Stefania Maurizi ha parlato
della battaglia per la liberazione del marito Julian Assange in
occasione della presentazione del documentario Ithaka – A Fight
to Free Julian Assange di Ben Lawrence, evento speciale al
festival.
Un lavoro girato nell’arco di due anni tra Regno Unito, Europa e
Stati Uniti sulla campagna portata avanti da John Shipton, 76
anni, padre di Assange in difesa del figlio. “Una campagna
portata avanti in modo continuativo – dice Stella Assange – a
margine di una settimana difficile perché abbiamo atteso 10 mesi
per avere un riscontro dall’Alta Corte britannica che ha
respinto l’appello di Julian Assange. La risposta negativa è
stata una doccia fredda. Ci aspettavamo che Julian potesse
presentare le sue argomentazioni dinanzi all’Alta Corte ma non è
accaduto. Ora ci resta l’ultimo appello e Julian è a un passo
dall’estradizione negli Stati Uniti con tutto quello che può
comportare per la sua vita. Il caso di Julian finirà quando
riusciremo a liberarlo. Ho visto mio marito pochi giorni fa ma
ai nostri figli non è stato permesso. In questi giorni la
sentenza e il dolore personale sono stati fortissimi – ha
riferito Stella Assange – inoltre la morte di Daniel Ellsberg,
grande amico di Julian avvenuta il 16 giugno a 92 anni è stato
per lui un colpo durissimo”.
L’avvocatessa ha raccontato il regime di segregazione del
marito: “è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza dove non
può avere contatti con il mondo, può uscire solo per prendere
aria, non ha potuto leggere i documenti degli avvocato. Il
telefono è l’unico mezzo, centellinato, che lui ha per
comunicare con l’esterno. Questo si aggiunge al fatto che le
persone a lui care invecchiano e muoiono, come Ellsberg,
accusato di spionaggio nel 1973, pubblicatore dei Pentagon
Papers, poi scagionato da tutte le accuse. Julian è solo e porta
un peso enorme. Ora siamo alle battute finali e parte
svantaggiato. Potrebbe essere estradato ma speriamo di no.
Speriamo che la corte europea dei diritti umani si dica a suo
favore. Questo è un caso estremante politico”, ha ribadito la
donna. (ANSA).
Fonte Ansa.it