(ANSA) – CANNES, 16 LUG – “La prossima volta però, in
concorso!” Comincia così, sul filo dello scherzo, la masterclass
dell’artista e regista inglese Steve McQueen in un duetto
complice col direttore Thierry Fremaux. Il tutto si riferisce a
quando, nel 2008, vinse con “Hunger” la Caméra d’or per la
migliore opera prima. Le cose poi sono andate diversamente, ma
oggi come allora McQueen sussurra all’orecchio del direttore: “La prossima volta torno in concorso”. Nel consegnargli il
premio del 2008 il regista Bruno Dumont aveva evocato
l’originale somma di ricerca della forma e forza etica che lo
caratterizza dai corti ai lungometraggi. “Quando mi metto a
lavorare su un nuovo progetto non penso mai a quali
caratteristiche avrà il film, è lui che mi detta lo stile e il
formato. Invece mi concentro sul tema e dentro trovo quella
rabbia, quella necessità di lotta che dà senso al mio fare
cinema o arte. E’ una lotta che ciascuno affronta nella vita e
che io voglio intercettare: c’è lotta nella rabbia di uno
schiavo, in un ragazzo e nella sua musica, perfino nei nuovi
schiavi del sesso. Ma è la vita che detta questa legge e io
sento di doverle dare voce”.
Il suo marchio di fabbrica sono i lunghi piani sequenza in
cui letteralmente avvolge lo spazio e i personaggi. “Anche in
questo caso – dice -non si tratta di semplice ricerca estetica,
anche se è evidente che il mio percorso sperimentale nella video
arte ha lasciato delle tracce. Ma ciò che mi interessa è
coinvolgere lo spettatore in una percezione del tempo che passa,
immergerlo in una realtà che finisce per condividere e trovo che
lunghi movimenti di macchina, rallentamenti o accelerazioni del
tempo percettivo vadano in questa direzione. Ogni film è per me
come un vestito che va cucito su misura per il tema che
affronto, ma in qualche modo lo stile del sarto entra in
comunicazione con la foggia del vestito e ne fa l’unicità”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it