(ANSA) – ROMA, 08 MAR – Contro le pratiche messe in campo
dalle grandi compagnie tecnologiche, dai social media ai motori
di ricerca, per ottenere informazioni personali spesso senza
possibilità di sottrarsi da parte dell’utente è possibile ‘avvelenare’ i dati. Lo afferma uno studio della Northwestern
University che verrà presentato al meeting della Association for
Computing Machinery’s Fairness, Accountability, and
Transparence, secondo cui tra le tattiche ci sono fare uno ‘sciopero dei dati’, confondere gli algoritmi inviando dati
contraddittori o superflui, ‘vendicarsi’ delle compagnie
fornendoli ai concorrenti.
“Molte tecnologie hanno bisogno dei dati, forniti
implicitamente o esplicitamente da parte del pubblico – scrivono
gli autori -. Questa dipendenza suggerisce una potenziale fonte
di pressione per i cittadini nella loro relazione con le
compagnie tecnologiche: riducendo, interrompendo, deviando o in
generale manipolando i contributi il pubblico può ridurre
l’efficacia di molte lucrose tecnologie”.
La prima tattica suggerita è un vero e proprio ‘sciopero dei
dati’, cancellandoli dalle piattaforme o installando degli
strumenti per la privacy. La strategia opposta, ma sempre
valida, sarebbe quella di inondare le aziende con dati inutili o
contraddittori, ad esempio installando delle estensioni per i
browser che cliccano automaticamente su tutti i banner
pubblicitari, in modo da confondere gli algoritmi. Una terza via
suggerita per ‘disturbare’ le compagnie è la ‘contribuzione
coscienziosa dei dati’. “Invece di cancellare o ‘avvelenare’ i
dati le persone possono darli ad un organizzazione che
supportano, in modo da aumentare la competizione sul mercato”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it