Pechino, a pochi giorni dalle
elezioni presidenziali e politiche di Taiwan del 13 gennaio, ha
deciso di punire, “in conformità con la legge cinese sulle
sanzioni anti-straniere”, un totale di cinque società Usa
dell’industria della difesa “in risposta alle nuove vendite di
armi” all’isola “e alle sanzioni americane contro imprese e
individui cinesi con vari pretesti”. Si tratta – si legge in una
nota di un portavoce del ministero degli Esteri cinese – di Bae
Systems Land and Armament, Alliant Techsystems Operation,
AeroVironment, ViaSat e Data Link Solutions.
Pertanto, l’invito agli Usa è di “smettere di armare Taiwan e di
prendere di mira la Cina con sanzioni unilaterali illegali”,
altrimenti “ci sarà una risposta forte e risoluta da parte
cinese”. Le contromisure decise contro le cinque compagnie
americane consistono “nel congelare le proprietà di tali società
in Cina, compresi i loro beni mobili e immobili, e nel vietare
alle organizzazioni e agli individui in Cina di effettuare
transazioni e di cooperare con loro”. Le vendite di armi Usa
alla “regione cinese di Taiwan rappresentano una palese
violazione del principio della ‘Unica Cina’ e delle disposizioni
dei tre comunicati congiunti Cina-Usa” e le sanzioni “unilaterali illegali che gli Stati Uniti hanno imposto ad
aziende e individui cinesi, sotto vari falsi pretesti,
danneggiano gravemente la sovranità e gli interessi di sicurezza
della Cina, minano la pace e la stabilità attraverso lo Stretto
di Taiwan e violano i diritti e gli interessi legittimi delle
aziende e degli individui cinesi”. Pechino, condannando “con
forza” e “opponendosi a tutto ciò”, ha messo in guardia che il
governo centrale “rimane fermo nella sua determinazione a
salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e l’integrità
territoriale e a proteggere i diritti e gli interessi legittimi
delle aziende e dei cittadini cinesi”.
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Fonte Ansa.it