Calano i ricavi nel settore delle telecomunicazioni, arrivati al valore più basso degli ultimi 10 anni. Lo afferma il rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia che Asstel-Assotelecomunicazioni e le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno presentato oggi a Roma.
Nel 2019, ha spiegato il presidente di Asstel, Pietro Guindani, i dati hanno confermato le linee di tendenza del settore: innanzitutto il contesto iper-competitivo che, a fronte di aumenti dell’ordine del 50% all’anno dei volumi di traffico dati mobili e del 25% del traffico dati fisso, ha comportato la continua riduzione dei prezzi e di conseguenza dei ricavi, che si sono ulteriormente ridotti di 1 miliardo di euro a 26,8 miliardi, il valore più basso degli ultimi 10 anni. La competizione sui servizi ha trainato l’incremento degli investimenti che crescono dal 2013, nella costruzione delle reti a banda larga ed ultra-larga, radio ed in fibra. Nel 2019, gli investimenti fissi di 7,6 miliardi di euro (oltre 300 milioni di oneri per frequenze) hanno raggiunto l’incidenza record del 25% sul fatturato totale del settore, spinti dall’espanzione delle reti 4G, dall’avvio delle reti 5G e dalla crescita degli accessi alle reti VHCN con prestazioni oltre 100 Mbps, che hanno raggiunto il numero di 7,1 milioni, pari al 40,5% del totale accessi (+37% rispetto al 2019 di 5,2 milioni).
“Oggi nelle telecomunicazioni le quattro sfide a cui dare risposta sono molto chiare – ha sottolineato Guindani -: la collaborazione pubblico-privato per lo sviluppo di nuovi servizi “intelligenti” per far tornare a crescere il valore del mercato; il sostegno finanziario alla domanda per stimolare l’adozione dei servizi in maniera accelerata e recuperare il ritardo accumulato rispetto ai Paesi nostri “competitors”; la sostenibilità degli investimenti nelle infrastrutture, prerequisito per la competitività, non solo delle imprese di telecomunicazioni, ma del Paese in generale ed infine, ma non ultimo, lo sviluppo delle competenze digitali, dei nostri lavoratori e di tutta la popolazione italiana che risulta essere ultima tra i 28 paesi dell’Unione Europea. Il Recovery Fund è lo strumento da mobilitare per affrontare e dare soluzione alle esigenze di investimento nelle infrastrutture e nelle competenze digitali.”
Fonte Ansa.it