Torna a volare la misteriosa navetta X-37B

Il 16 maggio lo space shuttle dell’esercito americano Boeing X-37 (o anche X-37) tornerà nello spazio per una nuova missione. Uno shuttle di cui si conosce pochissimo e ancor meno sono note le finalità delle missioni già realizzate. 

 

Questa volta però si saprà qualcosa in più, perché a bordo ci saranno anche esperimenti scientifici della NASA e di altri enti di ricerca. «La nuova importante missione ospiterà più esperimenti di qualsiasi precedente volo del Boeing X-37, inclusi due esperimenti della NASA. Il primo riguarderà il comportamento di alcuni materiali alle condizioni che si trovano nello spazio, mentre il secondo studierà l’effetto delle radiazioni cosmiche su alcuni semi. Un terzo esperimento, voluto dai laboratori di ricerca della Marina statunitense, tenterà di trasformare l’energia solare in microonde a radiofrequenza che invierà sulla Terra» ha spiegato Barbara Barrett, Segretaria dell’Aeronautica Militare statunitense, e dunque la responsabile – politica – dell’US Air Force, le forze armate aeree degli Stati Uniti.

 

Oltre a ciò la navetta rilascerà il satellite FalconSat-8 della US Air Force Academy per condurre alcuni esperimenti la cui natura non è stata rilevata, mentre si troverà in orbita. Lo shuttle, chiamato ufficialmente Orbital Test Vehicle verrà lanciato da Cape Canaveral.

Tecnologia segretissima. Il programma X-37 è iniziato nel 1999 e il primo lancio ha avuto luogo nel 2010. Fino ad oggi ha realizzato cinque missioni, nelle quali la navetta è rimasta in orbita terrestre per 2.865 giorni, dei quali ben 780 giorni trascorsi durante un unico volo, l’ultimo della serie, che si è concluso ad ottobre dello scorso anno. 

 

Ma che cosa fa durante le sue lunghe missioni l’X-37? Certamente realizza esperimenti tecnologici avanzatissimi, di cui però si conosce pochissimo. L’Aeronautica ha soltanto detto che viene impiegato per testare tecnologie che includono “la guida avanzata, la navigazione e il controllo, sistemi di protezione termica, avionica, strutture e guarnizioni che operino ad elevate temperature, materiali avanzati, volo orbitale autonomo, rientro ed atterraggio”. Ma i dettagli vengono tenuti rigorosamente segreti.

Il Boeing X-37 nell’ogiva del Atlas, il razzo impiegato per mettere in orbita il drone spaziale. Per il rientro a terra, il Boeing X-37 atterra su pista, come lo space shuttle d’un tempo. | Usaf

“Li farà impazzire”. Durante alcuni voli già realizzati, la navetta è stata individuata da operatori indipendenti a quote relativamente basse, anche meno di 320 chilometri, quindi a quote inferiori dell’orbita della Stazione Spaziale Internazionale, il che, stando ad osservatori militari, vorrebbe dire che si stanno studiando tecniche per mettere in orbita satelliti spia a quote più basse rispetto a quelli già esistenti, da dove potrebbero scattare fotografie molto nitide anche se a quelle quote si richiederebbe molto più carburante per manovrare. 

 

Nel 2019 Heather Wilson, una dei predecessori di Barrett, disse a proposito del Boeing X-37: «È una navetta affascinante, perché quando è molto vicina alla Terra le si può far variare la traiettoria a piacere e gli avversari non sanno cosa le farai fare subito dopo e questo li farà impazzire». Secondo l’Air Force, il Boeing X-37, in un prossimo futuro potrebbe anche dialogare con i futuri caccia di quinta generazioni, come l’F-22 e l’F-35 dando loro capacità di operare come mai finora. 

Fonte Focus.it

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