(di Paola Mariano) Generazione X (nati tra il 1965 e il
1980) e millennials (nati tra la metà degli anni ’80 e primi
anni del 2000) hanno un rischio maggiore di ammalarsi di 17 tipi
di tumore rispetto alle generazioni precedenti. E’ il dato
preoccupante confermato da un nuovo ampio studio condotto dai
ricercatori dell’American Cancer Society (Acs), in particolare
per 17 tipi di cancro, inclusi i tumori al seno, al pancreas e
gastrici.
Oltre al numero di casi, anche la mortalità risulta in
aumento ad esempio per i tumori del fegato (solo nelle donne),
dell’utero, della cistifellea, dei testicoli e del colon-retto.
Lo studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health, si
basa su dati relativi a 23.654.000 pazienti diagnosticati con 34
tipi di cancro e dati sulla mortalità (7.348.137 decessi per 25
tipi di cancro) per individui di età compresa tra 25 e 84 anni
estratti dai registri dei tumori statunitensi.
È emerso che i tassi di incidenza sono aumentati per ogni
gruppo di nascita successivo dal 1920 per otto dei 34 tipi di
cancro. In particolare, il tasso di incidenza era circa due-tre
volte più alto nella coorte di nascita del 1990 rispetto a
quella del 1955 per i tumori del pancreas, del rene e
dell’intestino tenue sia nei maschi che nelle femmine. A giugno
uno studio sulla rivista Jama Network Open mostrava un trend in
crescita tra la Generazione X e Baby Boomers (nati tra 1946 e
1964) per diversi tumori. Il nuovo studio mostra che i tassi di
incidenza sono aumentati nelle coorti più giovani, scesi nei
gruppi di nascita più vecchi, per nove tumori, tra cui il cancro
al seno, il cancro dell’utero, il cancro del colon-retto, il
cancro gastrico. Ad esempio l’incidenza per il cancro ovarico
tra i nati nel 1990 è salita del 12% rispetto al gruppo dei nati
con il tasso di incidenza più basso; l’incidenza del cancro
dell’utero del 169%. Anche, i tassi di mortalità sono aumentati
nei gruppi di nascita successivamente più giovani. “Questi
risultati si aggiungono alle crescenti prove di un aumento del
rischio di cancro nelle generazioni post-Baby Boomer, ampliando
i precedenti risultati su alcuni tumori associati all’obesità
per includere una gamma più ampia di tipi di cancro”, sostiene
l’autore principale Hyuna Sung. Secondo Massimo Di Maio,
presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica
(Aiom), “gli stili di vita sono cruciali per spiegare l’aumento
registrato nei gruppi di età più giovane; molti esperti
concordano nell’ipotizzare che l’aumento sia dovuto ad una
diversa esposizione a fattori di rischio ambientali e
comportamentali. Su tale aumento – afferma – non sono ancora
disponibili in Italia dei dati definitivi pubblicati, ma è un
fronte sul quale stiamo lavorando insieme ai Registri Tumori.
Possiamo però dire che nella pratica clinica molti oncologi
stanno registrando casi di tumore tra i più giovani abbastanza
frequentemente ed anche per neoplasie finora caratterizzate da
una insorgenza in età più tarda”. Fortunatamente migliorano
invece i dati degli screening oncologici in Italia, anche se
risulta ancora lontano l’obiettivo del 90% entro il 2025
richiesto dalle istituzioni europee, commenta Francesco
Cognetti, Presidente della Federazione degli oncologi,
cardiologi ed ematologi (Foce). Nel 2023 hanno infatti
partecipato il 55% della popolazione target al carcinoma
mammario, il 34% a quello del colon-retto e il 41% alla cervice
uterina, secondo i dati recentemente pubblicati
dall’Osservatorio nazionale screening.
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Fonte Ansa.it